Che ne sai tu di un campo di grano (per l’Expo)?
Per chi non lo avesse ancora chiaro, il tema di Expo 2015 è l’alimentazione. “Nutrire il pianeta, energia per la vita” recita lo slogan che ormai da mesi è entrato in tutte le case degli italiani come un dolce refrain. Sono diverse le iniziative che in queste settimane stanno conducendo la città verso concetti nuovi e diversi di vivere lo spazio urbano.
La semina del grano rientra in questo contesto. Cinque ettari di terreno nel cuore di Milano, tra la Stazione FS di Porta Garibaldi e Via Melchiorre Gioia, in cui verrà piantato il grano (rigorosamente biologico). Oggi la prima fase – simbolica – della semina. Numerosi cittadini milanesi si sono ritrovati per dare il via a questo nuovo progetto di “agricoltiura urbana” nato dall’idea dell’artista americana Agnes Denes. Un’iniziativa che nei prossimi mesi vedrà la coltivazione e la raccolta del grano, a cui seguirà la trasformazione, dell’intera area, nella “biblioteca degli alberi”: un grande parco lasciato in eredità da Expo, nella zona della città protagonista, grazie all’esposizione, di un cambiamento radicale.
Peccato però che lo spirito ecologista, gioioso e positivista dell’uomo moderno che cerca il contatto con la natura, sia alquanto smorzato da ciò che accade in altri spazi della città. Abbiamo parlato spesso su Pequod dei punti critici di questa manifestazione planetaria. E non si tratta soltanto di malaffare o criminalità. Molto spesso abbiamo a che fare con scelte politico-amministrative che lasciano qualche perplessità e che, nel caso specifico, stridono in maniera evidente – talvolta al limite del paradosso – con i tentativi di mettere al centro l’essere umano e il cittadino, estromettendo interessi privati.
Lunedi scorso abbiamo raccontato della nuova TEEM (la tangenziale est esterna di Milano – in fase di realizzazione in vista del grande evento) e delle ripercussioni che questa nuova infrastruttura ( o colata di cemento, chiamatela come volete) potrebbe avere sull’agricoltura nella fascia meridionale della provincia milanese e dell’alto lodigiano dove si coltiva, pensate un po’, il grano. Come se non bastasse, durante il corso dell’iniziativa promossa dal Comune, sono intervenute nuove manifestazioni di protesta da parte del Comitato Parco Sempione, contro la realizzazione del Teatro Continuo Burri, una nuova struttura che dovrebbe sorgere proprio all’interno dello stesso parco. Una colata di cemento di circa 300 tonnellate, per una base di 180 mq e un’altezza complessiva di oltre 7 metri che – come spiegano gli stessi attivisti- verrà collocato all’interno del cannocchiale prospettico tra il Castello Sforzesco e l’Arco della Pace. Uno tra i più suggestivi elementi paesaggistici della città.
Le polemiche sulla gestione urbanistica e strutturale di Expo, dunque, non si placano. E insieme agli scandali legati alla corruzione e alle infiltrazioni mafiose, un’altra falla sembra essere legata al tema di cui questa manifestazione si fa portavoce: l’ambiente, la vita e il futuro del pianeta. Appunto.
giorgio
la semina del grano a Porta Nuova può funzionare come performance mediatica. Ne parlano giornali e tv, su internet le foto dei bambini che mettono i chicchi nel terreno commuovono, ma in realtà si tratta di una enorme stupidaggine. Non è questa la nuova agricoltura che serve, così come parlare di prodotti a Km Zero, altra parola d’ordine ripetuta come un mantra da molti “ambientalisti” significherebbe, nelle grandi città come Milano e dintorni, solo consumare prodotti inquinati. Mi aspetto dall’Expo contributi importanti per affrontare il tema di un nuovo rapporto tra ambiente, produzioni agricole, tutela delle biodiversità, rispetto delle condizioni di lavoro nel settore, a livello globale. Purtroppo ho la sensazione che si finirà di parlare più del grano di Porta Nuova, che la voglia di spettacolo dominerà la scena. Su cui peraltro, si è saputo di recente, campeggeranno le insegne di McDonalds e Coca Cola, grandi sponsor di Expo. A conferma che, di là dalle migliori intenzioni, il cartello che si dovrebbe affiggere all’ingresso della manifestazione è “lasciate ogni speranza o voi che entrate”.