#FesticalCom – Gianfranco MARRONE “ La stupidità consiste nel dover concludere”
Camogli.
Si apre con l’intervento di Gianfranco Marrone la seconda giornata del Festival della Comunicazione di Camogli: “Linguaggio della stupidità, stupidità del linguaggio”. Un exploit incisivo e curioso che attira la completa attenzione dei presenti: «Farò in modo che il punto interrogativo alle mie spalle sia più importante dell’esclamativo. Eviterò conclusioni e risposte e accentuerò l’importanza delle domande».
Esiste un nesso molto stretto tra linguaggio e stupidità, nessuno degli elementi potrebbe sussistere senza l’altro. L’intervento ripreso nel libro Stupidità suscitò due reazioni a caldo: di chi lo interpretò come testo per demonizzare la figura dello stupido e di chi, leggendo il libro si è sentì preso in causa in prima persona.
“Ma quanto sono stupido” autocompiacimento o autocritica?
Lo stupido è valutato positivamente. Stupidità è cool!
Si passa ad una fotografia contemporanea e folkloristica: deleghiamo alle macchine le cose che ci annoiano per investire il tempo libero in attività più divertenti. La tecnologia oggi si sviluppa rosicchiando alla dimensione umana una serie di spazi e azioni, dando vita al grande mito dello SMART, programmata per funzionare perfettamente, educa, compone, istruisce. Ma il punto centrale della questione mette in luce 3 problemi principali:
La tipologia, le diverse dimensioni
Il cretino a metà strada tra l’alienato e il clown (dimensione fisica); l’imbecille – ripreso dal Pendolo di Foucault di Eco – colui che sbaglia le regole della conversazione (dimensione sociale); lo stupido, definito come colui che fa errori di ragionamento (dimensione irrazionale, intellettuale); infine il matto, uno che delira, che procede per cortocircuiti (dimensione artistica). Sono tipi ideali, che nella realtà si confondono.
La storia
E i suoi mutamenti antropologici: “lo scemo del villaggio si scontra col fatto che il villaggio è diventato globale.”
La comunicazione
Che mette a fuoco la differenza teorizzata da Musil nel ’37, tra lo stupido solare – come l’olio buono di Paese per Sciascia – una stupidità onesta, schietta, riconoscibile, e lo stupido intelligente, il fallimento dell’intelligenza che si nasconde tra noi.
Ci avviamo verso la fine parlando di traduzione, di mancanza di consapevolezza dello stupido e chiedendoci..
In un mondo di stupidi forse nessuno lo è più (?)
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