#Festivalcom – Maria Tilde Bettetini “Mento sapendo di mentire”
“All’esattore di Roma, comunico di non essere in grado di pagare le imposte”
Giuseppe Garibaldi
Così inizia il discorso della professoressa Maria Tilde Bettetini che ci regala questa frase, ma ci impone subito di metterla da parte e inizia il suo excursus sul linguaggio della bugia che – dice – di per sé non esiste. In fondo, è semplicemente il linguaggio, poiché tutto ciò che serve a comunicare serve anche a mentire.
Si utilizza un codice della comunicazione coerente; un italiano gesticolante non farà alcun effetto ad un impassibile australiano.
Fondamentalmente le persone tendono a fidarsi, per poter sopravvivere, e tendono anche a dire la verità, perché la verità è quel costrutto semplice da esplicitare. Non richiede sovracomposizioni mentali che debbano elaborare una nuova, falsa, idea.
Ovviamente possono esistere persone che abbracciano totalmente la menzogna o la verità. Si abbraccia, così, da un lato l’arte nella finzione leopardiana (e quando l’arte viene a mancare si abbracciano invece le sindromi di Pinocchio e del pirata Giorgione), dall’altro lato si passa a dover trasformare la vita quotidiana in una vita tribunalizia.
Torniamo quindi a Garibaldi, come possiamo sapere se mentiva o meno? In fondo chi si azzarderà ad andare a riscuotere da Garibaldi? Chi lo fermerà? Non possiamo saperlo, semplicemente.
Nella storia dell’umanità si trovano idee senza sfumature, secondo Kant, non esiste che si menta (No! No! No!), neanche per salvare una vita, perpetrando l’idea medioevale del peccato.
Avviandosi verso la conclusione partendo dal più grande menzognero della classicità (Ulisse), passando per la necessità che Platone comunicava di lasciare il popolo nella sua ignoranza, si arriva anche al “peccato” di Clinton, sempre negato da lui, che ha portato il popolo americano, voglioso di verità, ad allontanarlo (anche se con Hilary la famiglia Clinton sta rientrando dalla finestra. Ingenui americani!).
A questo punto, per concludere il discorso, tira fuori l’ultima forma di menzogna, il mentire senza mentire, ovvero attraverso, allusioni, mezze parole e sguardi di complicità. “Mento sapendo di mentire”
Menzogna tipica dello shakespeariano Iago, che messo davanti alla tragedia che lo circonda risponde alla domanda:
“Iago ma cosa hai fatto?”
“Io? niente.”
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