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#FestivalCom – Grasso e Freccero, il Servizio Pubblico tra le contaminazioni

Il sole tramonta su Camogli e da il benvenuto alla conferenza di Carlo Freccero e Aldo Grasso, la terrazza della comunicazione al completo, si parla di servizio pubblico.

Partiamo da lontano, siamo nel 1923 quando la radio in Inghilterra diventa public utility, qualcosa di pubblica utilità alla stregua del gas e dell’acqua corrente.

Il concetto altamente ideale che stava alla base del servizio pubblico  era semplicemente che attraverso la radio prima e la televisione poi dovrà essere propagata tutta la cultura che la Gran Bretagna ha partorito, la BBC (rete di pubblica utilità) deve far si che la sua lingua diventi quella nazionale ed unificare tutti i settori della nazione. L’Italia decide di imitare questo meccanismo, ma portando tutti i dirigenti dell’EIAR all’interno della RAI, peccato d’origine (secondo Grasso) di tutti i problemi del servizio pubblico italiano.

La parola a Freccero, il servizio pubblico deve essere un proseguo della scuola pubblica.  Tatalmente differente da quello americano, una programmazione fatta di cultura ed insegnamento  con una ricreazione (il varietà del sabato sera) per alleggerire i toni.

Grasso interviene, e da qui inizia un dibattito, per specificare che l’Italia non è stata unita dai programmi educativi ma da Lascia o Raddoppia o il Musichiere.

Lo spettatore, nel tempo, investito dalla globalizzazione della televisione e con l’aumento delle reti televisive (unito al mercato pubblicitario) non è più schiavo del primo canale ma può prendere da solo le sue scelte. Da questo momento tutto lo scenario cambierà rapidamente tanto dal direzionale tutta la programmazione alla scelta dello spettatore on demand.

Questo pubblico ormai sovrano ha preso confidenza col mezzo, il bianco e nero sparisce, tutto si colora e la gente inizia a scatenarsi, a scegliere le molteplici parti da prendere che finalmente si svelano. La televisione inizia a creare eventi di interesse pubblico seguendo l’audience (Mani Pulite, La lotta alla Mafia su tutte).

Citando Aldo Grasso, il pubblico comincia a parlare attraverso Portobello di Tortora, dopo avere iniziato a parlare non starà più in silenzio.

La televisione ormai è contaminata, da polita e pubblicità, tanto da portare giornalisti del, tanto discusso, Servizio Pubblico ad invitare esponenti del clan Casamonica (per fare un esempio oltremodo attuale) in seconda serata sulla principale rete di stato.

Concludiamo il discorso asserendo per l’ennesima volta che il servizio pubblico italiano non riesce a staccarsi dal suo peccato originale, la contaminazione politica e commerciale.

“L’obbedienza è la malattia mortale della TV!” Carlo Freccero

 

In copertina, Carlo Freccero via Wikimedia Commons [CC BY-SA 2.0]

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Primo Vanadia

Nato e cresciuto grazie ai colori di una splendida città bagnata dal mare. Esportato tra i grigi più tenui, ben lontano dal sole, mi occupo di media production, fotografo e scrivo d’arte non smettendo di guardare la vita in 35mm. Passando attraverso l’arte, gli eventi e la cronaca, per Pequod sono Caporedattore e dirigo (proteggendola) la sezione fotoreportage.

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