#FestivalCom – Mani pulite, Colombo e Davigo, la trasformazione dell’opinione pubblica
Calorosa accoglienza per Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo, tra scroscianti applausi.
Davigo, attualmente consigliere per la II sezione della Corte di Cassazione, ha iniziato attaccando una parte della stampa, che nel 1992 fece passare un messaggio sbagliato, ovvero che «Rubare per i partiti fosse meno grave che rubare per sé».
Anche Colombo ha continuato il discorso, dicendo di come il lavoro dei giornali coinvolse moltissimo all’epoca la cittadinanza: «è cambiato il livello dell’opinione pubblica» ha proseguito Colombo, raccontando di come all’inizio tutti i cittadini si sentissero più coinvolti, mentre altri divennero via via contrari a causa di certi giornalisti.
Piercamillo Davigo ritiene che l’opinione pubblica è cambiata quando i magistrati hanno stracciato «Il velo dell’ipocrisia», perché così facendo In Italia è «Andata a rotoli la divisione tra onesti e disonesti», facendo scattare il «Meccanismo di difendere le persone vicine a sé», perciò la discussione intorno a Mani Pulite è diventata una bega tra tifosi.
Successivamente Colombo ha sostenuto che gli italiani non sopportano il controllo: «finché noi investigavamo le persone che stavano in alto, ed era impossibile identificarsi per il pubblico con l’indagato» l’opinione pubblica era favorevole, ma quando si scoprì che «Il profitto dell’illecito era diffuso ampiamente», intaccando anche l’uomo medio, iniziarono le contestazioni contro il lavoro dei magistrati.
Davigo ha però contestato Colombo su due punti perché secondo lui è sbagliato «Equiparare tutti i comportamenti gravi, perché da adito a un razzismo ingiustificato, e dire che gli italiani tendono a non rispettare la legge», perché dove ci sono sanzioni, le persone rispettano le norme.
Per il magistrato della Corte dei Conti il problema è che in Italia siamo un «Paese di sudditi e non di liberi cittadini», perché siamo abituati a non rispettare delle norme ferree per il quieto vivere, e preferiamo invece infrangere leggi per usi e consuetudini, «Aspettandoci il conto qualora fossimo colti sul fatto».
Per contrastare corruzione e illeciti, secondo Davigo, il governo ha fatto più propaganda, che fatti.
Colombo invece ha sostenuto l’importanza dell’educazione, «Perché bisognerebbe insegnare ai giovani ad essere leali»
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