Lavoro cercasi: cronache dall’ufficio di collocamento
Questa mattina a Bergamo c’è il sole, di un caldo piacevole dopo tanti giorni di pioggia.
È mercoledì, e chi sta cercando un lavoro sa che dovrà aspettare per godersi la bella giornata, perché al centro per l’impiego, in mattinata, è possibile consegnare il proprio curriculum.
Alle 9 il parcheggio è già pieno. Le scale esterne sono sempre attraversate da qualcuno, chi sale, chi scende, chi resta sul pianerottolo a telefonare o semplicemente a prendersi una boccata d’aria.
Ci sono poche sedie nei corridoi, lunghi e larghi, e c’è chi sta in piedi, chi si appoggia alle scrivanie, tutti che aspettano di essere chiamati in sala d’attesa, dove potranno passare ai colloqui.
La ragazza accanto a me tiene stretta tra le dita una busta di plastica azzurra, dentro il curriculum e altre fotocopie che sembrano fresche di stampa. Nell’altra mano stringe il telefono, che sbircia di tanto in tanto nervosamente, scrive che forse farà tardi.
Davanti a noi una signora sulla cinquantina parla al telefono, l’accento del sud e i capelli raccolti. Sta parlando a un’amica, vorrebbe vederla per un caffè ma non è periodo, forse le racconterà.
Intanto una bambina corre per il corridoio: lei e la madre hanno accompagnato il papà, un uomo giovane e nordafricano che aspetta in fila e saluta ogni tanto la piccola.
La sala d’attesa si svuota e si riempie, per il corridoio passano tantissime persone: entrano ed escono in silenzio, il curriculum tra le mani, sperando che questa sia la volta buona.
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