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Lavoro cercasi: cronache dall’ufficio di collocamento

Questa mattina a Bergamo c’è il sole, di un caldo piacevole dopo tanti giorni di pioggia.

È mercoledì, e chi sta cercando un lavoro sa che dovrà aspettare per godersi la bella giornata, perché al centro per l’impiego, in mattinata, è possibile consegnare il proprio curriculum.

Alle 9 il parcheggio è già pieno. Le scale esterne sono sempre attraversate da qualcuno, chi sale, chi scende, chi resta sul pianerottolo a telefonare o semplicemente a prendersi una boccata d’aria.

Ci sono poche sedie nei corridoi, lunghi e larghi, e c’è chi sta in piedi, chi si appoggia alle scrivanie, tutti che aspettano di essere chiamati in sala d’attesa, dove potranno passare ai colloqui.

La ragazza accanto a me tiene stretta tra le dita una busta di plastica azzurra, dentro il curriculum e altre fotocopie che sembrano fresche di stampa. Nell’altra mano stringe il telefono, che sbircia di tanto in tanto nervosamente, scrive che forse farà tardi.

Davanti a noi una signora sulla cinquantina parla al telefono, l’accento del sud e i capelli raccolti. Sta parlando a un’amica, vorrebbe vederla per un caffè ma non è periodo, forse le racconterà.

Intanto una bambina corre per il corridoio: lei e la madre hanno accompagnato il papà, un uomo giovane e nordafricano che aspetta in fila e saluta ogni tanto la piccola.

La sala d’attesa si svuota e si riempie, per il corridoio passano tantissime persone: entrano ed escono in silenzio, il curriculum tra le mani, sperando che questa sia la volta buona.

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Martina Ravelli

Sono Martina e sono nata vent'anni fa nel paesino della bergamasca dove ancora vivo e da cui ogni tanto mi piace scappare per vedere qualcosa di nuovo. Per paura di dimenticare quello che vedo e la voglia di avere sempre qualcosa da ricordare, nel mio zaino non manca mai una fotocamera, un quadernino e una penna. Cosciente di questa mia ossessione e incoraggiata dalla passione per le arti, dopo il diploma al liceo linguistico mi trasferisco e studio per un anno al DAMS di Bologna: l'assenza di un contatto diretto con l'arte però mi porta ad abbandonare i portici di via Zamboni e tornare a Bergamo, dove ora studio Nuove tecnologie dell'arte all'Accademia Carrara e faccio volontariato nella galleria d'arte moderna e contemporanea GAMeC. Qui su Pequod mi occupo di grafica e fotoreportage, sezione di cui sono responsabile.