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Mese: Luglio 2016

Chinese Tourism Renaissance: From organised mass tours to free independent travel

Hop off the bus, take pictures, hop back on the bus, sleep in a hotel – repeat. That’s how millions of Chinese tourists spend their holidays every year. We’re all aware of the (quite accurate, in fact) stereotype of Chinese groups getting off a bus, cameras in their hands as they visit famous tourist destinations across Europe ready to shoot. However, this cliché may be about to end.

I discussed the current situation and future tendencies of the Chinese tourism market with Chao Nan Zhang, Operations Manager for the Chinese area at Ignas Tour Spa, a tour operator based in the Italian Trentino Alto-Adige region that specialises in incoming fluxes of travel to Europe.

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Chao Nan explains that, although big group tours of 30/40 people are still the Chinese favourite way of travelling around Europe, mass tourism is in decline. “About ten years ago, when outbound tourism started flourishing in China, average Chinese people still had little to no knowledge of the English language and European culture, so mass group tours were basically their only option. Nowadays, tourists from the Middle Kingdom, who are often at their second European travelling experience, are not satisfied with the standard Central Europe mass group tour and they often opt for more customised solutions.” Asked about these new trends, Chao Nan says that single group travels are more and more popular among Chinese tourists. “Single group are smaller groups of travellers that usually request upper-level customised tours catering to their specific needs. For example, we once arranged a football-themed tour in Spain for a group of Chinese football fans. They visited all the major stadiums and even attended Barcelona’s team practice, where they could meet their idol Lionel Messi – and take a picture with him of course.”

The Economist/Rex Features
The Economist/Rex Features

Talking of the most popular European destinations, France, Italy and Switzerland still attract a large share of Chinese tourists, even if in 2016 they suffered a steep decline in visitors, partly due to the introduction of new visa requirements for the Schengen area at the end of 2015. Conversely, this year Chao Nan saw a boom of requests for tours to the UK, which is not part of the Schengen agreement, probably thanks to the extension of standard visitor visas and to a simplified application process. Moreover, as Chinese people become more knowledgeable about European countries and the cultural differences among them, more and more tourists are attracted to less renowned areas, such as Eastern Europe or the Balkans.

Chao Nan has no doubts concerning the future of the market: “Even if group tours still account for the majority of incoming Chinese tourism revenues, the future tendency is clear: in the coming years, the segment of FIT (free independent travelling) will become more and more important for the incoming tourism industry.”

 tourism-review.com
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Chao Nan’s opinion is supported by recent data. The trend for independent travel is sharply on the rise, especially among the younger Chinese, who are open-minded, well educated and more adventurous than their elders. They are also hugely dependent on online search and are used to booking hotels, flights and attraction tickets via online travel sites.

So, what does this mean for the market? Are tour operators and tourist agencies doomed? Not necessarily. “Mass group tours are low-cost solutions, where price plays a big role and competition is fierce. As a result, margins in this segment are wafer-thin. Catering to FIT can be more profitable, although it entails much more effort”. Agencies and tour operators should therefore focus on providing customers with unique experiences that cannot so easily be booked online.

“We at Ignas Tour are already working on this by offering special packages of a single day or even of just a few hours that cater specifically to FIT. For example, young internet-savvy Chinese tourists may book a hotel room in Venice online, but they would like someone to guide them through the narrow and maze-like Venetian calli and to show them the best attractions the city has to offer. That’s why we propose short Chinese guide tours in Venice and in other main tourist destinations in Europe. Besides cities guided tours, we also arrange visits to Italian wineries, where tourists can learn about wine production and have a wine-tasting experience, or to pizzerie in Naples, where they can even make (and eat!) their own pizza under the supervision of pizza chefs.”

Chinese tourists may be getting tired of the jam-packed mass group tour experience and look for more unique and personal experiences, but there is one thing that won’t change: “They’ll never stop taking billions of pictures to show to their friends and families at home” says Chao Nan with a little laugh. After all, old habits die hard.

Turismo oggi, da Thomas Cook a Airbnb

Oggi siamo tutti turisti. Forti dell’appartenenza a questo mondo aperto e globalizzato, leggermente scalfiti dalle minacce che il suddetto mondo sottintende, mentre ci sottoponiamo scalzi e volenterosi ai ligi controlli di sicurezza, dosando il bagnoschiuma in microscopiche bottigliette da bambola e valutando la grammatura del bagaglio con la precisione di un narcotrafficante, giriamo per il globo neanche fosse il nostro tinello.

La mia nonna materna era una solida contadina bergamasca: per spostarsi disponeva unicamente di un carretto in legno malfermo trainato da una cavalla raggrinzita e stanca, trattato con la cura che si riserva ad una santa reliquia poiché necessario al quotidiano lavoro nei campi. Quando, nel dopoguerra, le mie zie allora bambine si ammalarono di difterite, impiegò quasi quattro ore per percorrere i quindici chilometri che la separavano dall’ospedale (la stessa strada, adesso, è tranquillamente percorribile in automobile in circa quindici minuti). I ritmi della terra e della miseria rendevano impossibile qualsiasi viaggio.

Questa è la ragione per cui la mia nonna materna non ha mai visto il mare mentre io, senza infamia e senza gloria, ho appena prenotato un aereo che mi porterà, in poco più di tredici ore, proprio sotto l’Himalaya e mi destreggio, senza difficoltà, dentro questa umanità che si sposta come un proiettile da una parte all’altra della Terra.

Anche il turismo “di massa” ha il suo santo patrono e la sua data sul calendario: Thomas Cook, modesto pastore battista; 5 luglio 1841. Costui infatti organizzò l’ “Escursione di Thomas Cook da Leicester a Loughborough e ritorno”, una passeggiata di appena 11 miglia dentro scomodi vagoni scoperti, che però permetteva ai modesti operai dell’industria laniera del tempo di godersi “viaggio, pranzo e spettacolo di gran galà” al modico prezzo di uno scellino.

Thomas Cook
Thomas Cook

Fu una rivoluzione: si passò dal Grand Tour classico, ovvero quel lunghissimo viaggio di formazione tra Asia ed Europa riservato ai più avventurosi, giovani aristocratici europei, al “pacchetto” turistico economico e completo.

Se ci pensate bene, dentro l’”Escursione di Thomas Cook” c’era già tutto il moderno baraccone sotteso alla vacanza organizzata: l’”agente di viaggio”, ovvero il demiurgo del tour, in grado di pianificare e rendere accessibile a tutti, sulla base dell’ovvia disponibilità economica; la scoperta del luogo da parte del turista; il piacere calcolato dell’evasione dalla routine e il conseguente status sociale; la possibilità, rassicurante, di affrontare “il nuovo” senza ansie di sorta.

La vacanza, quindi, è diventata un bene di consumo, messa diligentemente a bilancio familiare e i commercianti sanno perfettamente come rendere “edibile” il loro prodotto, riuscendo incredibilmente a modificare addirittura la natura intima delle mete stesse. Ecco quindi “il villaggio”, una realtà mediata e posticcia che dà modo anche agli individui meno avventurosi di calarsi in realtà diverse, aggiungendo al tranquillo stile di vita occidentale qualche falsificazione esotica messa ad hoc per solleticare il palato. Seriamente, a quanti mariti di famiglia, il tuareg perfettamente abbigliato a capo dell’escursione su dromedario organizzata dal villaggio Club Med, ha proposto uno scambio tra la moglie e una manciata di camelidi? Quanti mariti di famiglia hanno sinceramente pensato di mollare la consorte in mezzo al deserto, senza rendersi conto di essere soltanto gli ignari personaggi di una recita rodata, montata ad arte per aumentare l’esotismo del luogo? Quanti si sono resi conto di essere stati fregati, irrisi e derisi, dal momento che la sostanza del loro viaggio è passata dalla “scoperta dell’altrove” all’ennesima esperienza mediata da denaro e tecnologia, una vera e propria mistificazione turistica?

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Oggi, Thomas Cook è passato dai “charity trips” ad essere un’agenzia di viaggi globale, una company illimitata in grado di organizzare viaggi all inclusive per qualsiasi meta e qualsiasi portafogli, in grado di adeguare il proprio prodotto agli standard collettivi e alle possibilità individuali.

Secondo una statistica condotta dalla Thomas Cook nel 2015, il 25% degli intervistati esprime la volontà di trascorrere vacanze differenti, meno mediate e più immerse nella cultura del luogo. Da qui nacque il gemellaggio storico tra TC e Airbnb India, il matrimonio consensuale tra la borghesia e il proletariato delle vacanze.

Airbnb è un portale che mette in contatto coloro che cercano un alloggio per brevi periodi con chi ha spazio extra da affittare. È possibile prenotare una camera, una villetta, un’isola, un igloo oppure una casa su un albero in oltre 26000 città in 192 paesi.

Airbnb è stato fondato da Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk che, nel 2007, non riuscendo a far fronte alle spese del proprio canone, decisero di affittare parte della loro casa ai viaggiatori arrivati a San Francisco per la conferenza annuale dell’Industrial Design Society of America.

Esattamente come per Thomas Cook, sembrerebbe che gli imperi nascano da intuizioni banali: attualmente Airbnb è una società valutata oltre un miliardo di dollari, riuscendo ad attirare coloro che, per ragioni etiche o economiche, preferiscono essere “host”, piuttosto che turisti.

Questo nuovo modo “social” di intendere il viaggio, che crea connessioni virtuali e personali tra ospiti ed anfitrioni, entrambi protagonisti ai danni del tour operator, tuttavia nasconde delle insidie. Nella sola città di Milano, per esempio, nell’anno di Expo, a fronte di 12.841 inserzioni, soltanto 505 (poco meno del 4%) sono state iscritte al registro del Comune, lasciando le altre nel vuoto normativo. Affittare una stanza, oppure l’intera abitazione senza pagare alcuna tassa, può portare ad un introito netto annuale di circa 15mila euro e diventare la principale fonte di reddito familiare. Sempre a Milano, alcuni inquilini sono stati denunciati perché sorpresi a locare su Airbnb alloggi popolari a canone calmierato.

Brian Chesky, tra i fondatori di AirBnb
Brian Chesky, tra i fondatori di Airbnb

Gli albergatori, ovviamente, hanno issato vessilli di guerra: Federalberghi stima a 73,8 milioni le presenze in Italia riferite all’anno 2014 in alloggi non registrati, con guadagni di circa 2,4 miliardi di euro e un’evasione fiscale superiore ai 110 milioni, senza contare i 57 milioni di tasse di soggiorno non versate; anche se, al momento della registrazione sul portale, AirBnb ti avverte che l’unico responsabile della gestione delle tue tasse e dei tuoi obblighi fiscali, sei tu.

A Berlino, invece, i legislatori hanno stretto i controlli, imponendo unicamente l’affitto di singole stanze, anziché di intere case tramite la piattaforma. Chi vorrà affittare l’intera abitazione dovrà munirsi di licenza e diventare un b&b a tutti gli effetti, con conseguente comunicazione degli elenchi degli ospiti alle autorità competenti. Tutto ciò è stato pensato per riassestare la folle situazione immobiliare berlinese, frenando gli speculatori: tra il 2009 e il 2014 gli affitti della capitale tedesca sono cresciuti del 56% rispetto alle altre capitali europee.

Insomma, villaggio turistico o Airbnb? Cocktail sulla spiaggia o colazione preparata dentro la caffettiera di un altro? Trolley o zaino in spalla? Qualunque sia il vostro modo di viaggiare, qualunque siano i vostri pensieri mentre pigiate i vestiti nella valigia, sappiate che avete pagato per vedere altro e tornare diversi, proprio come gli operai che partirono con Thomas Cook oltre un secolo fa.

Inside The Floating Piers

Oggi 3 luglio 2016 è l’ultimo giorno dell’avventura di Christo al Lago d’Iseo. Dopo un’affluenza ampiamente superiore alle aspettative, The Floating Piers è stato per molti un’avventura e un’occasione lavorativa, nonché la possibilità di vivere il proprio lago attraverso differenti prospettive.

L’opera d’arte non è di certo stata l’esperienza più sensazionale della mia breve esistenza, ma di certo avrà per molto tempo un posto speciale nei miei ricordi. Innanzitutto per la struttura, suggestiva di per sé: nel primo scatto di questo fotoreportage ho fissato il primo contatto con la passerella; il tessuto giallo cambiava colore sotto le nostre scarpe bagnate e il silenzio circostante era assoluto, interrotto solo dalle esclamazioni dei miei colleghi e dal rinfrangersi delle onde. In secondo luogo, perché The Floating Piers non è solo un incrocio di passerelle, ma tutto ciò che le circonda. La natura è di certo uno degli elementi fondamentali della Land Art, Monte Isola è l’approdo dei moli di Christo mentre il sole cambia il colore del particolare materiale utilizzato; anche le acque del Lago fanno la loro parte, adeguandosi alle bizze cromatiche del cielo, il quale non sempre è stato indulgente in queste due settimane di apertura. E poi il pubblico di visitatori, l’altro grande coprotagonista di quest’opera. Dalle famigliole felici, al padrone del cane indispettito per l’obbligo di museruola, fino al silenzioso visitatore straniero. Una massa multiforme di umori e personalità capace, certe volte, di spaventarti di fronte alla sua arroganza e, altre volte, di ripagarti di tutte le fatiche.

The Floating Piers è anche il team di lavoratori che hanno permesso tutto questo. Dai sommozzatori agli skipper, dai bagnini ai monitor. L’artista Christo è il primo a non tirarsi indietro, ringraziando per la nostra infinita energia prima del turno (e non importa se iniziamo all’una di notte). Che ci sia il sole o la luna, sulle passerelle capita raramente di annoiarsi. Ai droni è proibito sorvolare il nostro spazio aereo, meglio lasciarlo libero per eventuali emergenze… quando uno di questi aggeggi viene avvistato in cielo, alcuni del turno mattutino si destano dal loro torpore e, radio alla mano, iniziano una frenetica caccia al drone. Di notte, invece, capita di dover fare i conti con chi vuole attraccare alle passerelle cercando di corromperti con una bottiglia di Franciacorta.

Tra tutto questo, ci sono io con il salvagente da bagnina in una mano e il cellulare nell’altra, nel tentativo di immortalare la moltitudine di attori che ogni giorno ha messo in scena lo spettacolo The Floating Piers.

Sentieri Creativi 2016: l’arte si fa in montagna

Nella stessa settimana in cui numerosi visitatori si affollano per percorrere il Floating Piers, la passerella sospesa sulle acque del Lago D’Iseo, progettata da Christo e realizzata in provincia di Brescia, nel limitrofo territorio bergamasco prende il via la sesta edizione di Sentieri Creativi.

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La manifestazione si prefigge lo scopo di avvicinare i giovani alla montagna e di creare un legame tra arte e panorami delle Alpi Orobiche. In che modo? Dando la possibilità a sette giovani creativi di trascorrere cinque giorni di residenza artistica gratuita presso il rifugio Curò, situato nelle Orobie Orientali, in alta Valseriana. I partecipanti sono seguiti costantemente da un docente, il quale li guida e assiste con la finalità di perseguire lo scopo del progetto: concepire e ideare un’opera che, a seguito della valutazione di una commissione, sarà realizzata in alta quota. Il vincitore riceverà un premio di duemila euro lordi, da utilizzare per la realizzazione del proprio progetto. Il risultato sarà visibile ai più volenterosi, che avranno energie e fiato per recarsi nei pressi del rifugio, situato a quota 1915 metri e raggiungibile dopo tre ore di cammino.

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A differenza delle precedenti edizioni, dove era data la possibilità a tutti i partecipanti di realizzare i propri lavori nei vari rifugi delle Orobie, l’edizione in corso propone un percorso di studio e di formazione. Attraverso lezioni frontali, camminate, interventi di artisti ospiti e momenti di lavoro individuale, i fortunati ragazzi scelti potranno sviluppare il loro progetto a stretto contatto con l’ambiente che lo dovrà poi accogliere.

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La manifestazione è, come ogni anno, promossa dal Comune di Bergamo, in collaborazione con il Club Alpino Italiano e l’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, con il patrocinio del Comune di Valbondione e del Parco delle Orobie Bergamasche. Diversi enti collaborano quindi, con l’obiettivo di riscoprire l’immenso patrimonio delle montagne bergamasche, di valorizzarlo attraverso l’arte, la quale si rinnova essa stessa attraverso una sistemazione extramuseale inusuale. Con questo tipo di intervento umano in uno spazio naturale, arte e natura coesistono e si sostengono a vicenda , nella speranza di sensibilizzare e avvicinare sia appassionati di trekking che amanti dell’arte.

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Trattandosi di una produzione artistica realizzata in uno spazio pubblico, non mancano gli ostacoli burocratici: purtroppo non è ancora certo se l’opera, indipendentemente dalle sue peculiarità tecniche, che ancora non si conoscono, sarà permanente. Se i permessi saranno accordati, diverrà possibile raggiungere e ammirare l’installazione per più di qualche settimana.

La monumentale installazione sul Lago d’Iseo, allo stesso modo, si è guadagnata il suo spazio attraverso un non breve percorso, sforzo che è stato ripagato da un’inaspettata risonanza e attenzione di pubblico e media. Collocata in un territorio conosciuto e affascinante già prima dell’intervento del noto artista, l’opera ha avvicinato all’arte persone di ogni tipo e interesse. Il più modesto progetto che si sta svolgendo in questi giorni al rifugio Curò ha protagonisti differenti, e una collocazione meno nota. La sua valenza è quella di dare l’opportunità di comprendere quanto l’arte possa essere un mezzo per confrontarsi con la natura, e, forti dell’insegnamento di Christo, avvicinare quante più persone ad interessarsi a ciò che gli è vicino, apprezzandolo con occhi nuovi.

Fotografie di Maddalena Bianchetti

Lago Sebino, quando la natura è già un’opera d’arte

Chi abbia anche solo una volta posato lo sguardo sul paesaggio che racchiude il Lago Sebino, non poteva non prevedere il successo dell’opera di Christo. Senza nulla togliere al genio dell’artista, soprattutto al suo occhio accorto, non c’è dubbio che buona parte degli applausi vadano all’ambientazione, che regala un contesto unico per un’esperienza irripetibile, come quella di camminare sulla passerella di The Floating Piers.

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Arrivando da nord, la distesa d’acqua, come una bellezza proibita, si mostra e si cela attraverso gli intervalli tra le gallerie che dai monti incanalano verso le sue rive. Il lago esibisce un’immagine di sé da cartolina; riflettendo pacatamente i raggi del sole, sorride beffardo al paesaggio montano, alle cui verdi distese boschive sembra rubare spazio, blandendo le ultime curve dei fianchi delle valli per adagiare il proprio bacino. Montisola imperturbabile impone la sua massa; il suo corpo roccioso resiste nel tempo all’erosione: le coste lambite dalle maree lacustri, le vette slanciate verso il cielo, l’alternarsi delle sfumature verdi della vegetazione montana ai grigi della nuda pietra delineano un quadro che evoca epoche preistoriche.

L’urlo arcaico che promana dall’isola diffonde un’eco che riceve risposta dalle montagne circostanti, costellate di meraviglie naturali liberamente accessibili all’occhio umano. L’intera costa bergamasca, ossia quella occidentale, è un susseguirsi di basse spiagge e rupi a strapiombo, che culminano negli spettacolari “orridi” di Castro, dove la nuda roccia si getta direttamente in acqua, formando muri di pietra che delimitano confini tanto spaziali quanto temporali: l’acqua qui non può passare; la terra ferma rivendica il proprio spazio, rifiutando di cedere nel tempo alla forza dell’erosione.

Non meno suggestiva è la costa orientale, sotto la provincia di Brescia, che ospita uno dei più spettacolari paesaggi formati dall’esposizione agli agenti naturali: le Piramidi di Zone, guglie alte fino a 30 metri e sormontate da un cappello di roccia. Nascoste tra le montagne settentrionali dell’area lacustre e accessibili solo mediante un percorso a piedi tra prati e brevi tratti scoscesi, queste opere d’arte naturali appaiono improvvisamente a una svolta della pista pedonale e disegnano all’orizzonte un anfiteatro privato. Non a caso prendono il nome di “fate di pietra”: osservandole, nell’animo si impone un silenzio come di fronte ad un ambiente incantato, su cui è concesso posare lo sguardo, ma cui mai all’uomo sarà possibile accedere; un paesaggio magico dove la natura sembra disconoscere l’esistenza umana e le conseguenze del suo agire; dove si perpetra nel tempo il ricordo dell’antico ghiacciaio che copriva l’area, il cui fenomeno erosivo continua fino a oggi.

Piramidi di Zone
Piramidi di Zone

Un po’ più a sud, a Covelo, la roccia accoglie l’uomo entro il suo ventre; qui si trova un complesso di grotte famose tra gli scalatori, il “Bus del Quai”, che oltre ad essere sormontabile attraverso diversi percorsi chiodati, offre anche la possibilità di allenarsi per il drytooling, ossia una tecnica di arrampicata su ghiaccio facendo uso delle piccozze. La Buca del Quai ha da sempre costituito un ambiente ospitale per l’uomo, come testimoniano i reperti fittili e metallici di epoca preistorica e gallica e i numerosi fori e resti di murature che dall’Ottocento si sono scoperti all’interno delle grotte. Del resto, il sapore preistorico dell’area che circonda il Lago d’Iseo non si limita a esprimersi in architetture naturali, ma offre testimonianze dei primi segni di vita umana.

Il lago si pone, infatti, in chiusura della Valle Camonica, famosa per il ricchissimo sito del popolo dei Camuni, che conserva alcune delle prime forme di espressione artistica del genere umano: sulla pietra e con la pietra i primi uomini hanno inciso alcune scene di vita quotidiana, ritratto gli animali del tempo e tratteggiato alcuni dei primi motivi decorativi della storia. Tra questi, la Rosa Camuna, simbolo il cui esatto significato non è ancora certo, si è conservata fino ad oggi come velivolo di senso di un’appartenenza alla cultura montana lombarda.

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Incisioni rupestri dei Camuni

La vera magia del Lago d’Iseo sta però nel fatto di ritagliare alla montagna uno spazio che sa d’estate, che evoca spiagge, bagni, sole e calura mitigata dalla brezza. Arrivando da sud, ci si ritrova a costeggiare un lungolago che si dà al visitatore con sorprendente naturalezza, con un susseguirsi di paesi delle dimensioni modeste, a misura d’uomo, che sembrano accogliere il turista ingenuamente, più che in qualità di risorsa economica, come ospite del quotidiano vivere. Da Sarnico a Sulzano, passando per Iseo, splendidi palazzi cinquecenteschi si riflettono nello specchio d’acqua e trovano il loro corrispettivo nel monastero dell’Isola di San Paolo e nel monastero di Santa Chiara sull’Isola di Loreto. I due isolotti, entrambi di proprietà privata, stanno come ancelle a nord e a sud della possente Montisola, sulle cui vette (le più alte in Europa per un’isola lacustre) spicca il Santuario della Madonna della Ceriola, anch’esso edificato nel 1500. L’isola poi è un inno alla vita semplice, con le sue stradine strette e tutte in salita che costringono a camminare, l’aprirsi di giardini fioriti che ogni cinque anni vengono implementati dai fiori di carta di cui l’isola si riveste in occasione della Festa di Santa Croce di Carzano, le piccole botteghe dove mani esperte intrecciano fili per fare reti da pesca e morbide amache.

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Montisola

Dalle coste del lago fino alle pendici delle montagne, l’area del Sebino offre un angolo di quiete per ogni tipo di visitatore: che siate sportivi o appassionati di storia, amanti della natura o semplici vacanzieri, il Lago d’Iseo avrà uno spazio adatto alle vostre esigenze, un paesaggio da lasciarvi nel cuore. In questo contesto di naturale bellezza, l’opera di Jeanne-Claude e Christo riesce ancora una volta a trasmettere il proprio messaggio: ci costringe a guardare con occhi nuovi uno spazio che da paesaggio diviene opera d’arte.