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Zagabria: dove le storie d’amore finiscono

A volte, senza nemmeno volerlo, ci si trova nel posto giusto al momento giusto. Probabilmente, se non avessi troncato una relazione non sarei mai partita da sola, non avrei incluso Zagabria tra le tappe del mio folle viaggio e sicuramente non avrei visitato il Museum of Broken Relationships [Museo delle Relazioni Spezzate, ndr]. Insomma, questa storia non sarebbe mai stata scritta.

Quando ho preso la decisione di viaggiare sola la scorsa estate, in molti mi hanno detto che stavo per fare un atto di grande coraggio. Sinceramente, per descrivere quello che avevo in mente penso che la parola giusta fosse solo una: incoscienza. La stessa parola che risuonava tra i miei pensieri quando un mattino di agosto, dopo svariate ore di viaggio in scomodi autobus notturni e poco puntuali, io e il mio pesantissimo zaino ci siamo ritrovati in terra croata, precisamente a Zagabria, e ho realizzato che il mio ostello era quanto di peggio potevo aspettarmi sotto svariati punti di vista.

Proprio per fuggire da quell’ostello mi sono diretta subito verso la piazza principale di quella città così particolare, la cui periferia brutta in modo decadente e affascinante al contempo racchiude un centro molto vivace e con una storia tanto interessante quanto crudele. Quando sono giunta a destinazione stava giusto per iniziare uno di quei meravigliosi free walking tour, che spesso vengono organizzati nelle grandi città, ed è stato grazie al ragazzo che quel giorno faceva da guida che ho potuto scoprire l’esistenza del Museum of Broken Relationships.

Ingresso del Museum of Broken Relationship [ph. Lisa Egman]

Il museo sorge sardonicamente sul lato di una piazzetta della città vecchia, su cui si affaccia anche la chiesa barocca di Santa Caterina d’Alessandria. Tale chiesa, grazie alle sue adorabili decorazioni interne sui toni del rosa e al panorama della città di cui si gode appena svoltato l’angolo, è il luogo più gettonato della città per la celebrazione di matrimoni. Viene quindi naturale fare molta ironia su quanto sia facile e rapido attraversare la piazza, passando dal matrimonio alla fine della relazione. Nonostante provassi una punta di scetticismo riguardo all’effettivo senso di un museo del genere e alla possibilità che di fatto fosse interessante, la mia situazione sentimentale unita a una buona dose di curiosità mi hanno convinta ad avventurarmi verso l’ingresso situato all’indirizzo di Ćirilometodska. Appena entrata, ho letto la password della rete wifi scritta su una lavagna, che riportava “JUST FRIENDS (with space, as it should be) [SOLO AMICI (con lo spazio, come dovrebbe essere), ndr] e questo mi ha persuaso del tutto a comprare il biglietto.

Il Museum of Broken Relationships raccoglie una collezione di oggetti comuni che hanno avuto l’onore e l’onere di essere stati rappresentativi della fine di una relazione tra due persone. L’idea è stata di Olinka Vištica e Dražen Grubišić, coppia di artisti, che quando si sono lasciati dopo un rapporto di quattro anni hanno iniziato ad accumulare gli oggetti legati alla fine della loro storia per cercare di liberarsene in maniera creativa. In seguito, diversi loro amici hanno collaborato alla crescita della collezione, che fu inizialmente itinerante, fino a trasformarla in un museo stabile, il quale tuttora è alimentato dalle delusioni amorose di tutto il mondo. Chi lo visita può osservare gli oggetti più disparati, tra cui libri, peluche, manette, scarpe, il videogioco a causa del quale lei si sentiva tanto trascurata. Una lettera d’amore mai recapitata a causa della guerra in Jugoslavia. Un nano da giardino che lei curava mentre lui riparava biciclette. La bottiglia del vino con cui avevano brindato la sera del loro matrimonio. Foto di momenti sereni, il vestito da sposa di quel giorno felice, la nota lasciata prima del suicidio, l’ascia con cui lui di ritorno da un viaggio ha distrutto tutti i mobili di lei, che in sua assenza aveva trovato un altro. Tutti gli oggetti sono esposti accanto alla storia, anonima, che li ha portati fin lì.

Il museo non si limita solo a rappresentare la fine di storie d’amore tra partners, ma rappresenta le rotture in maniera molto più ampia. Una sezione, davvero struggente, è dedicata alle relazioni tra genitori e figli. E inoltre: storie di amicizie tradite, di amore per la patria non corrisposto, di relazioni dolorosamente mai iniziate. Chiunque può dare il suo contributo al Museum of Broken Relationships in diversi modi: inviandovi gli oggetti di cui ci si vuole liberare per incrementare la collezione, ma anche lasciando un messaggio nella zona “confessionale” del museo. Inoltre, per coloro che non hanno l’occasione di visitare la sede di Zagabria o quella più recentemente aperta a Los Angeles, sul sito internet c’è la possibilità di sentirsi comunque parte di una collettività di persone deluse e ferite, postandovi il racconto della fine della propria relazione, visibile da tutto il mondo e in tempo reale.

Tra gli oggetti esposti al museo: la cintura dimenticata da un uomo nell’auto dell’amante, dopo la loro unica notte di passione. [ph. Robert Nyman/ CC-BY-2.0]

Lo scopo del Museum of Broken Relationship vuole essere quello di creare un luogo dove le rotture possano venire riconosciute formalmente e in un centro senso celebrate, dove esista la possibilità di esternare le emozioni ad esse legate e superare quelle negative attraverso una forma di creatività liberatoria. È un museo umano, che parla delle persone e del modo in cui amano, in cui vengono amate, in cui ad un certo punto non amano più, in cui improvvisamente perdono chi amano. I visitatori vi entrano quasi per gioco, incuriositi come lo ero io. E durante la visita, che è un concentrato di emozioni contrastanti, si ride, si piange, si sprofonda nella nostalgia. Si vorrebbe quasi abbracciare chi ha inviato quel libro, quella chiave, quella bottiglia di vino, e dirgli: «Ti capisco, ho vissuto la stessa cosa!». E posso assicurare che alla fine della visita, quando sono tornata all’aria aperta, nella calda luce di agosto, mi sono sentita un po’ meno sola ed è come se avessi lasciato una parte della mia malinconia insieme agli oggetti della collezione. E così, più leggera, ho potuto continuare la mia visita di Zagabria, che si è rivelata una città vivace e piena di sorprese.

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