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Da Malinska a Consonno, la decadenza dei luoghi del divertimento

Entrambi figli degli anni Sessanta e Settanta, entrambi inseguivano il sogno di diventare celebri luoghi di divertimento, entrambi sono stati abbandonati e vandalizzati. Hanno molto in comune il croato complesso alberghiero Haludovo Palace e il nostrano paese di Consonno, soprattutto perché entrambi sono luoghi che emanano il fascino decadente, trascurato e leggermente inquietante di un’epoca passata che non tornerà più.

Nel 1972 Bob Guccione, fondatore della rivista erotica Penthouse, inaugurò poco lontano dalla tranquilla cittadina di Malinska, sull’isola di Krk, l’Haludovo Palace Hotel e l’adiacente Penthouse Adriatic Club Casino. Guccione, dopo aver investito 45 milioni di dollari nel progetto, aveva l’ambizione di rendere questi edifici a cinque stelle dei luoghi di lussuosa perdizione per i ricchi frequentatori dell’allora Jugoslavia, e per un po’ ci riuscì. Si narra di sfarzo e stravaganza, piscine piene di champagne, bellissime cameriere in topless, gioco d’azzardo come se non ci fosse un domani, fiumi di alcool di qualsiasi tipo e la compagnia delle ragazze di Penthouse. Le foto dell’epoca mostrano edifici dal design futuristico e l’hotel, vista mare ovviamente, era inoltre fornito di piscina, bowling, campi da golf e giardini, centro estetico e sauna.

Tanto sfarzo era difficile da gestire economicamente: dopo solamente un anno Guccione andò in bancarotta e il Penthouse Adriatic Club Casino fu chiuso, mentre l’albergo subì un declino più lento, culminato con le guerre nei Balcani degli anni Novanta, che allontanarono definitivamente i turisti. Haludovo Palace, diventato di proprietà statale, ospitò in quell’epoca i numerosi profughi, che inevitabilmente contribuirono alla decadenza materiale dell’edificio. Dopo la fine della guerra in Jugoslavia l’hotel subì diversi passaggi di proprietà e speculazioni finanziarie per poi venire privatizzato e venduto all’imprenditore Božidar Andročec. Egli però non riuscì mai a pagare tutta la somma prevista per l’acquisto e ciò portò alla chiusura definitiva dello stabile nel 2001.  Attualmente la proprietà è della compagnia Enmyn Limited e del russo Ara Abramyan. Gli enormi investimenti necessari per recuperare questo edificio, uniti a quella che sembra essere una burocrazia molto intricata, fanno sì che il complesso resti meta di vandali e attrazione per turisti incuriositi, e per il resto completamente abbandonato, tranne per Omar che promette free sex.

Seguendo il filo di un’altra storia finita male a causa di speculazioni economiche ed edilizie, dalla soleggiata costa croata ci troviamo catapultati nel più vicino territorio lecchese, a Consonno, frazione ormai fantasma del Comune di Olginate.

Gli abitanti di questo antico piccolo borgo vissero tranquillamente fino a quando, nel 1962, l’industriale brianzolo Mario Bagno decise di acquistarlo interamente. Egli aveva grandi ambizioni: voleva infatti trasformare Consonno in una sorta di “Las Vegas brianzola”. In poco tempo sgomberò i paesani, rase al suolo le loro abitazioni e vi costruì edifici dalle architetture più disparate: un centro commerciale arabeggiante con tanto di minareto, una pagoda cinese, un castello medievale, fontane esagerate. C’erano anche il Grand Hotel Plaza, una sala per le feste, sale da gioco, ristoranti e bar. Non rimase nulla dell’antico borgo, tranne la chiesa di San Maurizio con la rispettiva casa del cappellano e il piccolo cimitero.

Consonno visse qualche anno di gloria come luogo destinato al divertimento e al gioco d’azzardo, dove tutto era un inno alla spensieratezza. Tra i numerosi visitatori ci furono anche alcuni personaggi del mondo della tv e dello spettacolo, e sul web si trovano ancora immagini di vecchie cartoline e di volantini che pubblicizzavano feste sfrenate. Pian piano però, come succede spesso alle località turistiche che non si rinnovano nella propria offerta, l’interesse verso Consonno cominciò a scemare. Il colpo di grazia in questo caso fu una frana, nel 1976, che cadde proprio sulla nuova strada di accesso al borgo, isolandolo completamente. Evidentemente, far costruire tali imponenti edifici in un territorio ad alto rischio idrogeologico non era stata la migliore delle idee di Mario Bagno. Fu così che la cosiddetta città dei balocchi si trasformò in poco tempo in un paese fantasma, dove il degrado regna sovrano. L’unico edificio che rimase in funzione ancora per qualche tempo fu il Grand Hotel Plaza, che dai primi anni Ottanta venne adibito a casa di riposo. Quando infine venne chiuso e abbandonato, nel 2006, fu immediatamente devastato da uno dei numerosi rave party che ebbero luogo a Consonno nel corso degli anni, e che ora sono severamente proibiti.

Attualmente alcune associazioni stanno cercando di far rivivere il paese fantasma, aprendo la strada ed il bar ogni domenica e organizzando mercatini, feste e manifestazioni, tra cui la festa di San Maurizio a settembre e la “Burrolata” a fine ottobre. Inoltre nel settembre 2017 Consonno è stata un’affascinante location per lo straordinario “Nascondino World Championship”, il campionato mondiale di nascondino, che ha attratto numerosi giocatori. Il borgo è comunque accessibile a piedi ogni giorno, ma a proprio rischio e pericolo: va tenuto infatti in considerazione che la proprietà è privata e gli edifici, una volta scavalcate le precarie recinzioni, non sono affatto sicuri.

Il complesso di Malinska e il paese di Consonno sono solo due dei troppi casi di incuria e degrado di fabbricati a seguito di speculazioni. Gli unici che paiono trarre vantaggio da questo stato di rovina materiale sono vandali, writer e appassionati di questa sorta di “turismo dell’abbandono”. Nel frattempo gli edifici restano lì, sbarrati e silenziosi, affascinandoci con la loro decadenza che racconta di un passato glorioso, aspettano (invano?) tempi migliori per una riqualificazione.

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