Moderni baccanali, tour tra l’Europa che festeggia brindando
Si sono chiusi questo weekend i festeggiamenti per una delle festività europee tra quelle che più hanno avuto successo e diffusione nell’antico continente. Se già non l’aveste intuito, stiamo parlando della festa di San Patrizio, tradizione che dall’Irlanda ha negli ultimi anni colorato del suo tipico verde trifoglio gli ultimi giorni d’inverno di ogni angolo d’Europa.
La celebrazione del giorno di San Patrizio, commemorativa dell’arrivo del cristianesimo in Irlanda, risale al IX secolo; già nel 1600 fu ufficializzata e divenne festa nazionale, che gli irlandesi esportarono durante i forti flussi migratori del XVIII secolo, in tutta l’Inghilterra prima e nel resto d’Europa poi. Fu forse proprio la nostalgia per le tradizioni della propria terra, in particolare per le bevande alcoliche, accostata alla figura del Santo patrono d’Irlanda, a determinarne il successo e la rapida diffusione: oggi, infatti, dal 17 Marzo al successivo weekend, in tutta Europa giovani in abiti verdi e cilindro in testa, brindano sollevando bicchieri colmi di sidro o birra artigianale, prediligendo la scura dublinese Guinness.
Di feste incentrate sul consumo dell’alcolico nazionale, del resto, è costellato l’intero continente, che dietro commemorazioni e celebrazioni d’ogni tipo, celano (neanche troppo) e giustificano il consumo smodato delle bevande che troneggiano sulle tavole dei diversi paesi.
Se la scura più rinomata è infatti senza dubbio quella irlandese, il primato mondiale nella produzione di birra spetta di fatto a un’altra nazione: il Belgio, produttore di oltre 600 tipi di birra differenti, consumate da colazione a notte inoltrata, non solo come bevande ma anche per la preparazione di specialità gastronomiche. Innumerevoli sono le occasioni per veder scorrere litri di questa bevanda durante i festeggiamenti che hanno luogo in questo stato; tra queste, una forse delle meno note ma più curiose è la sfilata di carnevale di Aalst, a 30 Km da Bruxelles, dedicata alla figura della Voil Jeanet, la sporca Jeanet. Nata nell’Ottocento come semplice scambio di indumenti tra uomini e donne nel periodo del carnevale, dettato dall’impossibilità economica di acquistare veri costumi, questa tradizione per cui l’intera cittadina e i suoi turisti l’8 Marzo indossano abiti da donna, o meglio da prostituta, è stata inclusa nel patrimonio culturale UNESCO nel 2009 e sono state codificate le caratteristiche essenziali del travestimento da Voil Jeanet: al primo posto, seguita da corsetto, ombrello, passeggino e alimenti puzzolenti, troneggia un orinatoio portatile riempito di birra e pan di zenzero.
La birra del resto la fa da padrona in occasione di innumerevoli festività, anche in paesi che solo marginalmente si occupano della sua produzione e che prediligono alcolici che poco hanno a che fare con il gusto maltoso di questa bevanda. Un esempio è offerto dall’area balcanica, dove accanto alla tradizionale lattina da 33 cl, enormi bottiglie di plastica da 2 litri o più occupano gli scaffali dei supermercati, sebbene siano i superalcolici a imperare sulle tavole dell’est europeo. Negli ultimi anni, sempre più festival sono nati a riempire le estati balcaniche, ma se si vuole assaporare il clima delle tradizioni, tanto storiche quanto legate alla sintesi etnica che caratterizza le nazioni sorte attorno ai Monti Balcani, l’occasione da non perdere è data dal Guĉa Trumpet Festival, che raduna i trombettisti di tutta la regione di Dragaĉevo, in Serbia. Rievocando la tradizione delle brass band, che univano ai ritmi delle bande militari il folklore balcanico, e la loro sintesi con il movimento delle gipsy band, in agosto il piccolo paese di Guĉa, che durante l’anno conta 2000 abitanti, si riempie dei suoni soffiati dagli ottoni, degli aromi di maialini arrostiti sulla brace e dei fumi di rakija, la tipica grappa di prugne qui prodotta.
Altrettanto forte è il legame culturale che fino a oggi unisce i paesi post-sovietici alla Russia, pur declinato nelle diverse sfumature locali: specialità gastronomiche a base di cavoli e patate si possono gustare in gran parte dei paesi che furono nell’orbita comunista, accompagnate dalla tradizionale vodka. Un assaggio di questo inscindibile rapporto si può avere nel periodo della Maslenitza, il carnevale russo che precede la Quaresima, in quei paesi che ospitano fino a oggi una consistente comunità ortodossa: in occasione della festa, balli in abiti tradizionali rallegrano le strade dei quartieri, mentre sulle bancarelle vengono offerti bliny (frittelle tradizionali), cetrioli e bicchierini di vodka.
Sull’altro versante d’Europa, nei caldi paesi a occidente, le tradizioni cambiano, ma l’alcol non sembra perdere il suo ruolo di principe delle feste: nella soleggiata Spagna, ad esempio, cerveza e sangria fresche sono spesso servite in grossi bicchieri di plastica, capaci di contenere quasi un litro delle gustose bevande, godute in abbondanza durante le feste. Un’occasione per godere di questa magnanimità, tanto dei baristi quanto della popolazione locale, è offerta dalla Feria di Malaga, in Andalusia, quando le strade della città si riempiono di musica e luci colorate, mentre sui marciapiedi giovani e anziani preparano freschi mojito, pestando giaccio e menta in sacchetti appoggiati sull’asfalto, e bicchieri di tinto de verano, mischiando gazeosa e vino rosso.
La tradizione enologica, oggi diffusa in tutto il mondo, resta sempre un fiore all’occhiello della cultura italiana, che vede coinvolti viticoltori lungo tutta la penisola, in produzioni regionali differenziate, cui spesso corrispondono altrettante feste e fiere: dalla Festa del Vino di Alba in Piemonte all’Appassimenti Aperti di Macerata, dall’Autochtona di Bolzano al Ri-Wine di Riesi, in Sicilia. Tra le fiere vinicole più curiose del nostro paese è la Sagra Enogastronomica che si tiene a metà settembre a Faicchio, in provincia di Benevento: tra le bancarelle che offrono assaggi dei prodotti delle cantine locali e di piatti tipici del posto e i suoni di musiche e danze della tradizione partenopea che si dipanano tra i vicoli caratteristici del centro storico e seguono la processione dedicata a San Nicola, spicca la Fontana delle tre botti, da cui il vino di Massa sgorga per essere liberamente gustato, protagonista di tre notti consecutive di festeggiamenti.
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