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L’Arte al servizio del singolo: il teatro di Serena Sinigaglia

«Romeo e Giulietta perché è stata l’opera con cui ho debuttato in teatro, il Fastalff di Verdi perché è stata la prima opera lirica che ho diretto e infine La Cimice di Majakovskij perché è stata l’opera che mi ha impegnato di più», risponde così Serena Sinigaglia, regista teatrale, alla domanda su quali siano le tre opere, tra tutte quelle che ha diretto, che ritiene le più importanti.

Nata il 13 Marzo 1973 a Milano da mamma romana e papà veneziano, ha frequentato il liceo classico per poi iscriversi alla Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi, dove si diploma dirigendo Romeo e Giulietta di Shakespeare. In seguito, fonda la compagnia Atir (di cui è l’attuale direttore artistico) con la quale inizia una serie di produzioni di spettacoli ed eventi che continua tutt’ora. Parallelamente al lavoro con la sua compagnia, porta avanti progetti solisti che la vedono impegnata con altri attori in teatri sparsi in tutta Italia e con enti culturali.

Serena crede in un teatro popolare al servizio dei cittadini, e questa linea è condivisa anche dalla compagnia che dirige.

Scena tratta da “Di a da in con su per tra fra Shakespeare”

L’IMPEGNO SOCIALE

«Con Atir ho prodotto spettacoli che spaziavano dai classici, come Shakespeare, Euripide e Aristofane, ai contemporanei, iniziando a collaborare con drammaturghi viventi, come Edoardo Erba e Letizia Russo, che mi interessavano e mi incuriosivano, per scandagliare e affrontare tematiche soprattutto politiche e di attualità», spiega la regista.

Atir, però, non è solo una compagnia che produce eventi e spettacoli: «È anche un progetto culturale, un’idea di arte e cultura al servizio degli altri. Ciò si è concretizzato negli anni quando, come Atir, abbiamo ottenuto la gestione del teatro Ringhiera, situato in via Boifava, a sud di Milano. Qui, abbiamo iniziato a sperimentare un teatro sociale fortemente radicato sul territorio dove intendiamo l’Arte, nell’accezione più ampia del termine, come uno strumento capace di migliorare la qualità di vita dell’individuo.» racconta Serena, che continua: «Abbiamo creato una grande comunità organizzando spettacoli ed eventi e lavorando fianco a fianco con le associazioni socio-educative, religiose e ospedaliere».

1943: COME UN CAMMELLO IN UNA GRONDAIA

Subito dopo essere uscita dalla Paolo Grassi, Serena decide di mettere in piedi uno spettacolo teatrale tratto dalle lettere dei condannati a morte della Resistenza europea. L’opera si chiama 1943: come un cammello in una grondaia, ed è una messa in scena corale: «È uno spettacolo evergreen, perché cerchiamo sempre di farlo quando riusciamo a riunirci tutti, data la sua semplicità e la sua scenografia pressoché assente», spiega Serena.

L’idea dello spettacolo risale alla lettura del libro da cui prende spunto: «Non ancora diciottenne, ho letto le lettere dei condannati a morte della Resistenza europea e ne sono rimasta folgorata. Lo spettacolo, quindi, riflette, da una parte, sulla memoria storica e sul mondo che i condannati della Resistenza ci hanno consegnato combattendo; dall’altra, invece, sul mondo attuale, nato dopo il crollo dell’URSS e dell’utopia comunista alternativa al capitalismo, e sulla degenerazione del capitalismo presente», spiega sempre Serena. Il tutto si basa sul modo che Serena e la compagnia Atir hanno di intendere l’Arte, ovvero, militante e impegnata, senza però dimenticare il divertimento.

Scene tratte da “1943: come un cammello in una grondaia” dalle “Lettere dei Condannati a Morte della Resistenza Europea”

1943: come un cammello in una grondaia è uno spettacolo che si basa sul confronto tra il passato e il presente facendo dialogare i due piani, ma è anche un doveroso tributo a quelle persone che hanno dato la vita per una parola a volte così difficile da sostenere: libertà.

 

 

In copertina: scena tratta dallo spettacolo Le allegre comari di Windsor.

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Matteo Fornasari

Cremonese di nascita, classe 1995, riesco ad oltrepassare l’ostacolo della maturità nel luglio del 2014 e a conseguire un sudatissimo diploma in lingue straniere. A settembre dello stesso anno la passione per la storia mi porta ad iscrivermi all’Università degli Studi di Milano dove quasi casualmente trovo Pequod, ed è qui che ha inizio la mia avventura.

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