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Intervista a Pao, a Milano la Street Art diventa “pop”

di Martina Balgera

e Francesca Gabbiadini

Panettoni trasformati in pinguini, lampioni reinventati in chupa chups, alberi ornati da ricami di lana, cartelli stradali invasi da omini stilizzati, cabine ed edicole su cui spuntano teste di gallo, tubature che diventano bastoni da appoggio per vecchietti e, ancora, crepe da cui si scorgono mondi visionari: le creature della Street Art invadono le strade delle città di tutto il mondo, mutandone gli elementi.

Specialmente in ambienti grigi e alienanti, l’arte fuoriesce dalla tela, dal marmo e dalla pellicola per invadere la quotidianità dei cittadini e strappare sorrisi, suggerire spunti, creare provocazioni: e a Milano?

galletto
Parco Marinai d’Italia
Quartiere Isola
Quartiere Isola
Quartiere Isola
Quartiere Isola

Uno degli Street Artists più conosciuti e operanti nel capoluogo lombardo è senza ombra di dubbio Pao, coi suoi popolari pinguini e personaggi di fantasia provenienti dal mondo dei fumetti.

Dopo aver lasciato la facoltà di giurisprudenza al primo anno, decide di iniziare un’esperienza lavorativa con la compagnia teatrale di Dario Fo e Franca Rame. Si trasferisce poi a Londra in cerca di lavoretti e si accorge che le cose lì, non sono come le aveva immaginate. Qui vengono gettati i semi della sua riflessione sugli spazi urbani perché attorno a lui vede telecamere, sistemi di sicurezza e polizia ovunque, inizia a sentirsi come in 1984 di Orwell, ne prova un vero senso d’angoscia.

Quale necessità ti ha portato ad approcciarti alla street art?

«Quando ho iniziato, stavo passando un brutto periodo, ero particolarmente depresso, un anno di vita a Londra mi aveva completamente alienato. L’idea di dipingere per strada sui paracarri mi è arrivata quasi per gioco, subito mi sono accorto che funzionava come terapia, non solo per me ma per tante persone che approcciandosi alle mie opere ritrovavano il sorriso. Proprio l’apprezzamento delle persone mi ha spinto a continuare e a intraprendere questa difficile strada».

Ha avuto la fortuna di essere apprezzato da due delle personalità più note nell’ambito della Street Art, Marco Teatro e Paolo Buggiani, che lo hanno appoggiato e ispirato con il loro carisma. Un aneddoto esemplificativo dello spirito a cui Pao si sente realmente affiliato: proprio Paolo Buggiani , ormai agé, invitò Pao a Roma e durante una tranquilla passeggiata in Trastevere salì con una scala su un albero per collocare uno dei suoi coccodrilli spiazzando il giovane.

Paopao studio
Paopao studio
Ancora Paopao studio
Ancora Paopao studio
Pao
Pao

Nell’arte di Pao si può affermare che la cifra stilistica sia la capacità di far scaturire un sorriso, un ricordo d’infanzia. I suoi personaggi sono spesso legati al mondo dei fumetti, e ultimamente per le strade di Milano si può incappare, oltre che in Hello Spank, anche in Mister Magoo e uno Snoopy sonnecchiante sulla sua casetta rossa.

Kyle

Mr Magoo

Paolo è attivo dal 2000 nella sua città natale perciò nasce la curiosità di sapere, quali e dove sono i lavori che ti hanno appassionato di più e perché?

«Di lavori belli a cui sono affezionato ce ne sono molti, per diversi motivi. Diciamo che in 14 anni di tempo ho avuto modo di realizzare tante opere, ma sicuramente ce ne sono alcune che per un motivo o per l’altro sono più significative. Le prime rimangono nel cuore perché da lì tutto è iniziato, quasi inaspettatamente.

Piazza Arcole a Milano, dove c’era una rotonda di 22 panettoni tutti dipinti; via Cesariano, dove ho dipinto l’intera piazzetta con l’aiuto dei residenti e dei negozianti; ma anche la tela esposta nel 2007 al PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea a Milano, ndr), i nuovi lavori di Street Art con tematiche nuove, le tele concave che sto dipingendo…».

Il suo ultimo intervento in città è POP, un disegno creato sul ponte che collega via Lagrange a via Gola sul Naviglio Pavese, nell’ambito dell’iniziativa Bridge Festival prodotta da Evoluzioni Urbane.

pontePOP

Proprio l’esposizione collettiva dei talenti della Street Art milanese al PAC nel 2007 gli permette di affermarsi e di essere riconosciuto per i suoi lavori negli spazi pubblici urbani ma non bisogna dimenticare che parallelamente coltiva la pittura su tela ed espone in varie gallerie italiane e straniere.

Utilizzi linguaggi diversi per le tue opere in galleria rispetto a quelle che vediamo in strada?

«Sì, utilizzo linguaggi molto diversi. In strada cerco di portare un po’ di ironia, di colore e allegria. Mi rivolgo a un pubblico vastissimo, quindi l’opera deve avere un grado di leggibilità molto elevata; utilizzo quindi speso citazioni dall’immaginario collettivo, come personaggi dei fumetti, della tv o dei videogiochi. I colori che uso sono accesi e brillanti, perché devono competere con lo smog e con la sovrabbondanza di stimoli visivi della segnaletica e della pubblicità. L’intenzione è quella di portare in città qualcosa di positivo e migliorare lo spazio pubblico.

In studio e in galleria mi concentro su quanto in strada non potrebbe funzionare. La ricerca sui quadri è più complessa, profonda e intimista. Quando dipingo in studio cerco di esplorare il mio mondo interiore. I quadri dimostrano diverse possibilità percettive. Le due ricerche si stimolano e completano a vicenda e anzi, mi piacerebbe riuscire a trovare una sintesi tra queste due tendenze».

Nei suoi interventi urbani, dunque, Pao sostiene un messaggio artistico che si snoda fra l’immediatezza e la semplicità, privilegiando i sensi del cittadino e accantonando opere di respiro più concettuale e raziocinante. Operando in questo modo viene fruito facilmente da tutti, opera una scelta artistica altamente consapevole che si potrebbe definire prendendo a prestito la terminologia musicale (proprio come fa lui stesso nel suo ultimo lavoro) “pop”, in quanto ha radici nella cultura underground  ma si affida a canali ufficiali e diffonde il suo stile “leggero” stereotipandolo. 

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