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La loro Africa

Fotografie di Flavia Serafini;

Flavia e Davide, italiani d’Italia, si sono conosciuti tre anni fa in Africa, durante un progetto di scambio tra specialisti in veterinaria tra Italia e Namibia. A farli incontrare non solo la passione per il continente africano, ma soprattutto l’incontenibile amore per gli animali. Ed è stato proprio tale sentimento a volerli di nuovo in Namibia quest’estate.

 

Il deserto, la riserva dell’Etosha Park in Namibia, le cascate Vittoria nello Zimbabwe e i parchi in Botswana, tra tutti quello del Moremi sul delta dell’Okavango, meta prediletta per i documentaristi, e il Nxai Pan, con i suoi baobab secolari. In mezzo alla natura primordiale, gli animali: «Il safari è stancante perché puoi girare per 12 ore e non vedere niente; ma se verso la fine della giornata riesci ad avvistare un predatore, la sua maestosità ti ripaga di tutta la fatica».

 

Ma non solo le gite in macchina. Il safari si vive anche durante il campeggio serale: per il pernottamento ci si può affidare alle piazzole, distanti le une dalle altre numerosi chilometri, e talvolta visitate da iene incuriosite che si aggirano attorno alla macchina per poi allontanarsi con passo disinvolto una volta illuminate con la torcia. Nelle ore notturne la presenza degli animali è per lo più percepita attraverso l’udito. State pensando al ruggito dei leoni? Non solo, anche gli ippopotami dicono la loro. E per finire, gli elefanti e i loro branchi, composti da 30/40 esemplari… meglio non tagliargli la strada e spegnere subito il motore, a meno che non si voglia giocare con loro a rincorrersi nella savana.

 

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Francesca Gabbiadini

Nata in valle bergamasca nell’inverno del 1989, sin da piccola mi piace frugare nei cassetti. Laureata presso la Facoltà di Lettere della Statale di Milano, capisco dopo numerosi tentavi professionali, tra i quali spicca per importanza l’esperienza all’Ufficio Stampa della Longanesi, come la mia curiosità si traduca in scrittura giornalistica, strada che mi consente di comprendere il mondo, sviscerarlo attraverso indagini e ricomporlo tramite articolo all’insegna di un giornalismo pulito, libero e dedito alla verità come ai suoi lettori. Così nasce l’indipendente Pequod, il 21 maggio del 2013, e da allora non ho altra vita sociale. Nella rivista, oltre ad essere fondatrice e direttrice, mi occupo di inchieste, reportage di viaggio e fotoreportage, contribuendo inoltre alla sezione Internazionale. Dopo una tesi in giornalismo sulla Romania di Ceauşescu, continuo a non poter distogliere lo sguardo da questo Paese e dal suo ignorato popolo latino.

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