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La giostra di assaggi di Wangfujing

La complessità e varietà della cucina cinese è dovuta al suo essere una sommatoria di diverse cucine regionali molto diverse tra loro, a seconda del clima, conformazione territoriale, tradizioni contadine, usi e costumi locali e imperiali.
Tratto comune della tradizione gastronomica di una nazione di oltre 1,3 miliardi di abitanti, è tuttavia l’attenzione riservata alle tre componenti色 , colore, 香xiāng profumo, 味 wèi sapore, che compartecipano alla caratterizzazione di ogni piatto, che sia di carne, pesce o verdure.
Ritrovare questa varietà nei ristoranti cinesi occidentali è quasi impossibile, vuoi per la difficoltà nel reperire i giusti ingredienti in paesi lontani dalla madrepatria, vuoi per un eccessivo “regionalismo” nelle preparazioni culinarie, con una conseguente monotematicità (e monocromaticità)  dell’offerta culinaria cinese nei paesi d’oltremare.

La via di Wangfujing, una delle più famose attrazioni di Pechino, indubbiamente riavvicina il visitatore straniero ai piatti più tipicamente colorati e vivaci della cucina cinese.
Passeggiare per questa via è un piacere per occhi, palato e olfatto, data la particolarità di cibi proposti: dai classici spiedini di carne a quelli più “estremi” di scorpione o serpente, dai profumati dolci al sesamo al chou doufu (lett. “tofu puzzolente”) fritto,  dalla trippa bovina stufata secondo l’uso locale, a molluschi e frutti di mare alla piastra, frutta caramellata, ravioli…
Con la giusta dose di curiosità, sarà facile lasciarsi andare alla frenetica giostra per le svariate bancarelle di Wangfujing, ciascuna con la propria specialità dolce o salata: tutti all’assaggio!

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Adriano Albanese

Durante il quarto anno del liceo scientifico, ho accompagnato mio padre in un viaggio d’affari in Cina, per aiutarlo a comunicare in inglese con le controparti autoctone. Prima di partire, pensavo di voler studiare economia, forse psicologia, insomma ero al tipico momento di impasse del liceale che guarda al suo futuro. Giunto in Cina, sono stato soggiogato da due diversi incantamenti. Il primo, la lingua cinese, con i suoi caratteri che riempivano prepotentemente libri, manifesti, menu di ristorante, e con la sua pronuncia melodica che dolcemente rapiva la mia attenzione. Il secondo: l’emozione e l’entusiasmo che si prova quando si riesce con le proprie capacità a far comunicare due persone dalla diversa lingua, cultura e storia. Tradurre, interpretare, mediare divenne l’obiettivo della mia vita, che mi spinse a lasciare il mio piccolo paesino del nord-barese per Roma, dove ho conseguito la laurea in Lingue e Civiltà Orientali, poi per Pechino, dove ho continuato a studiare lingua cinese per un anno e mezzo presso la Beijing Language and Culture University, e infine per Edimburgo, dove mi trovo attualmente per una specialistica in Chinese-English Translating. In questi anni di valigie fatte e disfatte ho sempre avuto dei piccoli must-have per ogni partenza, espressione dei miei interessi e affetti, ai quali, sulle vie dei miei ritorni, si sono aggiunti nuovi feticci e abitudini, e in generale tutto ciò di cui ho potuto far tesoro in queste fortunate migrazioni. Inizio a collaborare con Pequod da Pechino, offrendo i miei contributi di quello che ho avuto modo di vedere e comprendere della Cina e dell’ Oriente in generale, e anche ora in terra scozzese, cerco di essere un valido membro dell’ equipaggio della barchetta...magari in kilt!