Una cantata anarchica per De André
Erano tante le persone che lunedì sera, nonostante il freddo e la minaccia di pioggia, si sono incontrate in piazza del Duomo, a Milano, per omaggiare, con le sue stesse note e parole, una delle voci più amate del cantautorato italiano, quella di Fabrizio de André, nel giorno del diciassettesimo anniversario della sua morte.
Tra chitarre, percussioni, abbracci e bottiglie di vino si è svolta la Cantata Anarchica, un raduno che, nato spontaneamente, da cinque anni a questa parte è diventato tradizione consolidata e richiama sempre più gente, di ogni età e provenienza: c’erano giovani e meno giovani, italiani e stranieri; c’era chi sapeva suonare, chi sapeva cantare, e anche i meno intonati, al suono delle parole di Faber, si sono uniti al canto, che è durato dalla sera fino a mattina.
La partecipazione di una tale quantità e varietà di persone è la dimostrazione di come la poesia di De André, per un poco, senza pretese, sia riuscita ad entrare nel cuore di molti, in modi e momenti diversi, e rimanga viva anche oggi.
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