Buscando a Gastón, riscatto sociale e cucina politica
Maggiore attenzione ai prodotti alimentari e alla loro filiera produttiva, tutela dell’ambiente e delle specie che lo abitano, riscoperta di processi slow: questi i temi che animano la discussione mondiale attorno al cibo. A questa si è accompagnata, nel corso dell’ultima decade, una massiva produzione di cinema documentaristico specializzato nel racconto legato all’ambiente culinario. Proprio tra qualche settimana la sezione Kulinarisches Kino della Berlinale, curata da Thomas Struck e realizzata in partnership con l’International Slow Food Movement, compie il suo 10° anniversario, con il motto “Make Food Not War”.
Proprio dalla selezione Berlinale 2015 arriva Buscando a Gastón dell’indipendente Patricia Peréz, autoprodotto con la sua Chiwake Films. Dopo 14 anni di esperienza in produzione e televisione tra Perù e Stati Uniti, la Pérez decide di rivolgersi solo al food film. Il lavoro Mistura. The Power of Food (https://vimeo.com/21245206) parte dall’annuale “feria gastronomica más importante de Latinoamérica”, Mistura (http://mistura.pe/), fondata nel 2007 e organizzata dall’Apega (Sociedad Peruana de Gastronomía), per porre l’accento sullo stato di salute del Perù, paese che si è alzato in piedi dal Duemila imbastendo una rivoluzione che passa dal «nuevo escudo national», la cucina, guidata da un leader, il cocinero Gastón Acurio.
Già fondatore dell’Apega (e di Mistura), classe 1967, Gastón nasce all’interno della borghesia limeña, figlio dell’ex-senatore Gastón Acurio Velarde, ministro del governo Terry, che lo spinge a studiare legge in Europa. A Parigi, dove viene meno il controllo, il giovane Gastón però abbandona giurisprudenza per dedicarsi alla cucina: la tradizione francese – negli anni ’90 ancora la più lodata e raffinata cucina del mondo – e l’incontro con la futura moglie Astrid Gutsche alimentano la passione e la ricerca gastronomica. Ma è il Perù, il paese natio, dove Acurio desidera di tornare a lavorare: qui si trasferiscono nel 1993 e un anno dopo apre Astrid&Gaston – Haute cucine, a Miraflores. Si parte dalla cucina francese, integrando le contaminazioni della tradizione peruviana dalle conquiste spagnole in avanti (500 años de fusión titola uno dei libri di Acurio) e la ricerca di sapori e profumi autoctoni.
Vent’anni dopo, nel 2013, Gastón Acurio è un uomo che ha votato se stesso alla realizzazione di un progetto d’impianto sociale, alzando il coperchio della fumante ricchezza culinaria del Perù (e del latinoamerica), creando occupazione, istruzione e urbanizzazione delle periferie: l’Istituto de Cocina Pachacútec per le nuove generazioni; appoggio a progetti per l’infanzia dedicati alla cultura del cibo salutare e naturale; esportazione e utilizzo dei prodotti tipici. Largamente divulgativo e promozionale, Buscando a Gastón manca di un vero intento cinematografico, ma restituisce il ritratto di un personaggio carismatico e consapevole della ricchezza del suo ruolo e del suo Paese. Acclamato dalle folle, Acurio parla allo spettatore attraverso drammatici primi piani in bianco e nero (gli stessi riservati alle interviste illustri a Rene Redzepi, Massimo Bottura, Rodolfo Tafur). Il resto è a colori: un giro nei suoi ristoranti, da Lima a San Francisco all’Europa; un viaggio tra le tipiche comunità lavorative peruviane; riconoscimenti internazionali e scene di vita quotidiana. «Il futuro è l’identità locale ma rivista in versione globale», sentenzia il saggio Acurio.
Al di là del film, nel 2016 i rumors lo vedono – non troppo a torto – ad un passo dalla candidatura politica. Se così fosse, ci sarebbe da chiedersi se il vero riscatto sociale (e politico) del Perù passi davvero dalla sua cucina o se rischi di essere ancorato all’immagine carismatica di Gastón.
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