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“Progetto hindi”: quando la multiculturalità è minacciata

L’India ha alle spalle una tradizione e una cultura millenaria. Settimo per estensione e secondo per popolazione, nel Paese si parlano, e sono riconosciute ufficialmente, 22 lingue diverse e circa 2000 dialetti. E proprio questa diversificazione linguistica ha dato vita al “progetto hindi’”: il premier Narendra Modi, infatti, sarebbe intenzionato a rendere l’hindi l’unica lingua ufficiale e nazionale, a svantaggio delle moltissime minoranze del Paese. Le polemiche non sono di certo mancate, ma la strada intrapresa da Nuova Delhi sembra quanto mai segnata.

 

L’hindi è un continuum dialettale di lingue di ceppo indoeuropeo parlato principalmente nell’India settentrionale. Data questa sua molteplicità è stato riconosciuto il primato al dialetto khari bori, parlato nei pressi di Delhi, sul quale si fonda l’hindi standard. Lingua ufficiale insieme all’inglese ma non lingua nazionale, ecco cos’è l’hindi oggi per questo Paese.

La lingua è un collante fondamentale per la sua società, eppure l’India non ha ancora una sua lingua nazionale. Da non dimenticare, inoltre, il tasso elevatissimo di analfabetismo, più di 287 milioni di persone che non sanno né leggere né scrivere. L’idea di Modi sarebbe, quindi, quella di superare l’uso dell’inglese a livello amministrativo e di ridurre le altre lingue a dialetti, in modo da completare l’unificazione linguistica sotto il segno dell’hindi, di fatto portando a compimento un processo di ‘’nordificazione’’ del Paese. Ma l’impresa è più dura del previsto.

 

È una guerra vecchia di 100 anni quella intrapresa dal Premier: già il Mahatma Gandhi ci aveva provato, nel 1918, con l’istituto di Propagazione dell’Hindi nel Sud dell’India. Il Congresso Nazionale Indiano votò l’hindi come lingua ufficiale nel 1925, ma poco tempo dopo, tra il 1937 e il 1940, esplosero le prime proteste nello Stato federale di Tamil Nadu per proteggere l’identità della lingua tamil, parlata da milioni di persone, e delle altre lingue di ceppo dravidico diffuse principalmente nel sud dell’India. Dalle agitazioni e dagli scontri tra il 1946 e il 1950 nacquero i partiti identitari dravidici, che riuscirono ad acquisire notevole consenso e a preservarlo fino ad ai giorni nostri. Partiti che Modi ha intenzione di colpire sfruttando il suo progetto. Per tutta risposta, però, non mancano manifestazioni di dissenso più o meno eclatanti.

 

Se diventasse effettivo, il “progetto hindi” cancellerebbe in un colpo solo la multiculturalità del subcontinente, quasi fosse un punto debole piuttosto che una ricchezza del Paese, a scapito di un processo di alfabetizzazione e di unificazione linguistica graduale, più lento e impegnativo ma senz’altro rispettoso delle varie differenze regionali.

featured, Gandhi, hindi, india, lingua madre, Lingua1, Modi, multiculturalità


Matteo Fornasari

Cremonese di nascita, classe 1995, riesco ad oltrepassare l’ostacolo della maturità nel luglio del 2014 e a conseguire un sudatissimo diploma in lingue straniere. A settembre dello stesso anno la passione per la storia mi porta ad iscrivermi all’Università degli Studi di Milano dove quasi casualmente trovo Pequod, ed è qui che ha inizio la mia avventura.

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