Norte del Chile. Iquique
Poco meno di 230.000 abitanti. Risulta agli occhi di un viaggiatore esterno una sorta di Dubai spersa sulle coste scozzesi. Il bizzarro paragone si spiega girando la testa di circa 180° gradi per accorgersi di questo strano spettacolo. Alla costa rocciosa, costellata da case di legno di piccole dimensioni sormontate da fitti nuvoloni grigi, si affiancano infatti alti grattacieli che vanno a creare una barriera tra il mare e le dune di sabbia, le quali, imponenti, indicano la fine della città e l’inizio del deserto cileno.
E per quanto la città risulti gradevole con punte di delizia, l’idea di solitudine non ti abbandona mai, assediato come sei dall’immensità dell’oceano a est e dalle sterminate dune sabbiose del deserto a ovest. Questo senso di solitudine è confermata dalle chiacchiere con gli Iquiqueñi che nascono, crescono e vivono tutta la vita a Iquique. Niente di più facile, le città più vicine sono rispettivamente Arica (4 ore di pullman) e Antofagasta (8 ore di pullman).
Solitudine che non ti abbandona nemmeno quando raggiungi Tarapacà, pueblito a due ore dalla città completamente sperso nel mezzo del deserto. Strade lunghe e dritte che finiscono nel nulla, nella bocca dell’orizzonte. 35 gradi sotto il sole del pomeriggio che passano ai 10 scarsi della notte, stellata e stupenda, quella di S. Lorenzo. Canti, danze, folklore indigeno e religiosità importata si mischiano a fiumi di liquori, chancho (maiale) e birra sino a tarda notte.
Sabbia, freddo, alcol, danze, folklore e cieli carichi di stelle, il massimo che il deserto sudamericano ti possa offrire in una singola notte.
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