La censura: il rogo della parola
La censura è la castrazione del pensiero, l’aborto della documentazione e la condanna all’ignoranza. La censura è questo: creare il vuoto, eliminare le fondamenta.
Quando si parla di censura libraria su vasta scala il pensiero va in primis all’azione della Chiesa cattolica, in particolare con la promulgazione dell’Index librorum prohibitorum nel 1558, L’Indice dei libri proibiti, un elenco di opere interdette alla lettura e/o al possesso. Ebbe diverse versioni e fu soppresso solo nel 1966.
La lenta emancipazione dai vincoli della censura si scontrò col periodo tra la fine del 19° e l’inizio del 20° secolo, che segnò una svolta in negativo. L’instaurazione di regimi dittatoriali in Italia e Germania richiese il controllo sistematico dei mass media. Numerose le opere vittime della censura Nazi-fascista: “L’amante di Lady Chatterley” di David Herbert Lawrence, “La mascherata” di Alberto Moravia, “Mafarka il futurista” di Filippo Tommaso Marinetti, “Come funziona la dittatura fascista” di Gaetano Salvemini. Tuttavia, la censura libraria continuò anche dopo il ventennio fascista in Italia, Germania ed oltre: è il caso del “Dottor Zivago” di Borìs Pasternàk, Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, “Altri libertini” di Pier Vittorio Tondelli. Ma l’elenco potrebbe continuare con titoli celebri come Lolita di Vladimir Nabokov, Memoria delle mie puttane tristi di Gabriel García Márquez , Madame Bovary di Gustave Flaubert, Arancia meccanica di Anthony Burgess, Anna Karenina di Lev Tolstoj.
Peggior sorte ebbero le opere vittime dei Bücherverbrennungen, i roghi nazisti messi in atto in tutta la Germania nel 1933, nei quali furono bruciate opere di autori come Albert Einstein, Bertolt Brecht, Charles Darwin, Ernest Hemingway e Thomas Mann. E proprio all’opera di quest’ultimo “La montagna incantata”, Der zauberberg, è dedicata la libreria situata a Berlino in Bundesallee 133, nel quartiere di Friedenau, dove furono clandestinamente salvati e diffusi dal proprietario Gospodin Wolff libri di Remarque, Marcel Proust e testi di altri autori stranieri. Ma a che punto è oggi la censura in Italia e nel mondo? Il rapporto annuale di Reporter senza frontiere colloca l’Italia al 77° posto. Peggio di noi in Europa solo Cipro, Grecia e Bulgaria.
Negli Stati Uniti, sin dal 1982, si festeggia la Banned Books Week che ogni anno, a Settembre, pone in rilievo i libri censurati, contestati e bannati dell’anno precedente. Nel 2015 nell’elenco sono rientrati anche ben tre fumetti, tre graphic novel che l’istituzione ha ritenuto non idonee alla lettura di un pubblico di ragazzi giovani. L’inumana attitudine alla distruzione di ogni forma scritta che testimoni una cultura o un pensiero ritenuto pericoloso è una pratica che ritroviamo anche in tempi più recenti: tra il 25 e il 27 agosto del 1992 l’edificio della Biblioteca nazionale e universitaria di Bosnia fu raso al suolo dalle bombe lanciate dalle forze nazionaliste serbe e nel febbraio 2015 l’Isis ha scelto di dare fuoco a 8000 volumi dopo una settimana di “rastrellamenti” nelle scuole e nelle chiese di Dawassa.
Eppure come dice Calvino “possiamo impedire di leggere: ma nel decreto che proibisce la lettura si leggerà pur qualcosa della verità che non vorremmo venisse mai letta…” e ciò che state leggendo è la riprova che la censura muore ad ogni parola scorsa.
Qui di seguito le copertine di alcuni libri che hanno subito la censura: quanti di questi hai letto anche tu?
Tra i libri a oggi più censurati, il primo posto spetta a I versi satanici di Salman Rushdie (1988), censurato in India, Bangladesh, Sudan, Sud Africa, Sri Lanka, Egitto, Kenya, Liberia, Pakistan, Qatar, Senegal, Somalia, Thailandia, Indonesia, Kuwait, Malesia, Papua Nuova Guinea, Arabia Saudita, Singapore, Tanzania e Venezuela.
Non meno discussa la figura di George Orwell, di cui La fattoria degli animali (1945) è ancora censurato in Cina, Kenya, Cuba e Emirati Arabi.
Tra i paesi in cui fino a oggi è in vigore un tra i sistemi di censura più rigidi al mondo, il Kuwait ha negli ultimi anni proibito più di 4mila libri, tra cui grandi classici quali I fratelli Karamazov di Dostoevskij (1879), Notre Dame de Paris di Victor Hugo (1831) e Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Márquez (1967).
Non meno drastica, la censura cinese, particolarmente attenta al monitoraggio sui testi scolastici, in cui è rigorosamente vietata ogni forma di promozione della cultura occidentale. Anche sui libri autoctoni, si abbatte spesso la censura; emblematico il caso di Cigni selvatici. Tre figlie dalla Cina di Jung Chang, che pur essendo il saggio più venduto di tutti i tempi, in Cina risulta ancora proibito fin dalla sua pubblicazione nel 1991.
Tra vicino e medio oriente, si incontra una distesa di Stati in cui la censura controlla, in modo più o meno rigido, tutte le pubblicazioni. Particolarmente severo è il governo del Libano, in particolare nei riguardi dei testi a tema religioso o affine: per fare due esempi, Il codice Da Vinci di Dan Brown (2003) è vietato perché irrispettoso dei contenuti biblici; il Diario di Anne Frank (1947) è invece accusato di offrire un ritratto positivo degli ebrei.
Lo Zahir di Paulo Coelho (2005) è invece censurato in Iran, ma senza giustificazioni ufficiali.
Meno drastica ma non meno attiva è la censura di quei governi che si trovano dalla parte opposta del mondo. In Queensland (Australia), ad esempio, non è fino a oggi vendibile American Psycho di Bret Easton Ellis (2001), perché considerato un testo troppo violento.
E anche nei democratici Stati Uniti d’America le pressioni del Governo possono farsi fatali per il destino di libri considerati scomodi; è questo il caso di Operation Dark Heart di Anthony Shaffer (2010), memoriale dei cinque mesi trascorsi in Afghanistan da un ufficiale dell’esercito statunitense, diventato famoso a causa delle azioni molto forti messe in campo dal Dipartimento della Difesa americano per impedire che informazioni riservate fossero rivelate: le prime 10 mila copie stampate furono acquistate e distrutte dal Pentagono.
Alle librerie delle scuole statunitensi sono proibiti testi dai contenuti quantopiù vari; un esempio tra tutti Persepolis di Marjane Satrapi (2009), bandito per il linguaggio offensivo e le opinioni politiche contenute al suo interno.
Singolare il caso di Harry Potter di J.K: Rowling, i cui primi quattro libri sono annoverati tra i romanzi più proibiti in America. Accusati di promuovere la stregoneria e l’occultismo, ed etichettati come «un capolavoro di inganni satanici», i libri sono stati proibiti in vari paesi degli Stati Uniti, anche se molte scuole sono state ferme nel rifiutare le richieste avanzate dai genitori di rimuovere i libri dalle loro biblioteche.
Non si sottraggono alla lista i paesi europei. Il successore di Ismail Kadaré (2003), che con un velato riferimento al politico Enver Hoxha racconta la storia della morte misteriosa dell’erede del dittatore comunista, è ad esempio fino a oggi censurato in Albania.
In Inghilterra, invece, le minacce di azioni legali da parte di Scientology sembrano aver fatto desistere gli editori dalla pubblicazione di La prigione della fede. Scientology a Hollywood di Lawrence Wright (2015), sebbene il libro non sia incorso in alcuna censura ufficiale.
0305, berlino, biblioteca, censura, fascismo, featured, libertà di stampa, libri, nazismo, roghi di libri, sormani