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Il sistema dell’accoglienza in Italia spiegato da un’esperta

L’approvazione del Decreto Salvini su immigrazione e sicurezza avvenuta il 5 ottobre scorso ha riportato in auge il tema dell’accoglienza (mai scomparso del tutto) all’interno del dibattito politico italiano. La nuova legge ha confuso un po’ le cose, tanto che se si vuole affrontare come funziona il sistema dell’accoglienza in Italia, bisogna fare una distinzione tra un pre-Decreto ed un post-Decreto. Per fare un po’ di chiarezza ho intervistato Alessandra Governa, operatrice legale all’interno di un ente SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati).

«In questo momento lavoro in uno SPRAR come operatrice legale- spiega Alessandra – e sono specializzata in protezione internazionale». Essere un’operatrice legale all’interno di questi centri vuol dire principalmente orientare dal punto di vista legislativo e burocratico gli ospiti che ne abbiano la necessità. «Per diventare operatrice legale ho fatto un corso promosso dall’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) – mi dice Alessandra – che dal punto di vista della formazione è stato ottimo». Alessandra è stata anche a Ventimiglia come attivista del Progetto 20k, dove ha fornito assistenza legale alle persone che oltrepassavano la frontiera. Inoltre, ha lavorato per un certo periodo di tempo a Lampedusa: «Sull’isola ho fatto la volontaria per un’organizzazione umanitaria e devo dire che è stata un’esperienza che mi ha aiutato tantissimo a crescere nel campo dell’accoglienza ai migranti».

Ma cos’è, esattamente, uno SPRAR? A rispondere è sempre Alessandra: «Uno SPRAR è un centro di accoglienza in cui possono risiedere le persone che in genere hanno già ottenuto un certo tipo di protezione internazionale (anche se non è l’unico caso) per un periodo di sei mesi, fino a quando non viene ultimato il loro percorso di inclusione socio-lavorativa. La caratteristica principale degli SPRAR è quella di avere come primi attori i comuni, i quali danno in co-gestione alle organizzazioni umanitarie le abitazioni che accoglieranno i migranti». Parallelamente agli SPRAR, ci sono i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), i quali «non hanno i comuni come attori principali nella gestione, ma sono strutture private direttamente in contatto con la prefettura». CAS e SPRAR, però, sono le destinazioni finali di un percorso che inizia ben prima: «Le persone che arrivano in modo irregolare tramite la rotta balcanica o via mare, dopo aver richiesto asilo, vengono collocati in centri governativi, come gli hotspot dove avvengono i primi soccorsi medici e le prime identificazioni. Qui, i migranti possono formalizzare la domanda di protezione per poi essere trasferiti, a seconda delle necessità, nei centri di prima e seconda accoglienza, ovvero nei CAS o negli SPRAR».

Bisogna però specificare che attualmente, i CAS non offrono strutture adeguate per accogliere persone che provengono da un lungo viaggio come può essere quello dei migranti. I problemi igienico-sanitari ed il sovraffollamento sono più che comuni ed hanno già provocato numerose proteste, tuttavia, una vera soluzione non è ancora stata trovata.

Con il Decreto Salvini è stata inasprita principalmente la legislazione in materia di espulsione: nei CPR (Centri Per il Rimpatrio), infatti, rispetto a prima possono essere portate molte più persone che non necessariamente hanno ottenuto un decreto di espulsione. Inoltre, sempre per effetto del Decreto Salvini, è stato chiesto ai CAS di allontanare le persone con protezione umanitaria, in quanto sarebbero cessati i finanziamenti governativi atti ad aiutare questa categoria di migranti. Agli SPRAR invece: «Viene detto di ricevere solo le persone con protezione sussidiaria (protezione concessa a chi, pur non avendo una protezione internazionale e quindi lo status di rifugiato, fugge dal proprio Paese a causa di ogni tipo di persecuzione ndr) o i richiedenti asilo, ma non coloro in possesso di protezione umanitaria (concessa a chi non ha lo status di rifugiato, ma fugge per motivi umanitari come le guerre o i disastri naturali). Tuttavia, a questi centri di accoglienza viene data la possibilità di accogliere persone con altri tipi di permessi non attinenti alla protezione internazionale», mi spiega Alessandra che aggiunge: «Agli SPRAR è stato però concesso di continuare ad ospitare quelle persone che erano entrati con un permesso di protezione umanitaria prima del 5 ottobre, fino alla conclusione dei sei mesi». Ne consegue che gli SPRAR ed i CAS riceveranno molte meno persone e, in poco tempo, saranno portati a svuotarsi. Ciò va in una direzione completamente contraria rispetto all’idea di integrazione che c’è alla base dei CAS e degli SPRAR: la retorica salviniana, infatti, è incentrata sul potenziamento delle espulsioni e dei rimpatri, cosa che, per quanto la si possa sbandierare, è più facile a dirsi che a farsi.

È difficile immaginare, ora, come si evolveranno le cose, perché il decreto Salvini ha apportato dei cambiamenti significativi, ma, come conclude Alessandra: «sicuramente ci sarà un periodo di transizione per adattare ogni specificità alla normativa vigente. Alla fine, però, l’unica certezza è che le cose cambieranno: non è detto che ciò che c’era prima del 5 ottobre venga stravolto del tutto, ma non è neanche detto che rimanga invariato».

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Matteo Fornasari

Cremonese di nascita, classe 1995, riesco ad oltrepassare l’ostacolo della maturità nel luglio del 2014 e a conseguire un sudatissimo diploma in lingue straniere. A settembre dello stesso anno la passione per la storia mi porta ad iscrivermi all’Università degli Studi di Milano dove quasi casualmente trovo Pequod, ed è qui che ha inizio la mia avventura.

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