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Destra, Sinistra e terzo incomodo

Il 4 marzo si avvicina e gli schieramenti affilano i coltelli per questa tornata elettorale: mai come ora il risultato si profila incerto e passibile di ribaltoni dell’ultimo minuto. Emerge un chiaro assetto tripolare con centro sinistra e centro destra insidiati dal Movimento Cinque Stelle, ormai forza pienamente affermata a cinque anni dalla prima comparsa sulla scena politica nazionale.

Offriamo ora una panoramica del ventaglio dei partiti che si presenteranno alle urne questa domenica.

La compagine di centrodestra appare composta da tre partiti che si contendono, con più o meno probabilità di riuscita, la leadership. L’ala destra dello schieramento è occupata da Giorgia Meloni con i suoi patriottici Fratelli d’Italia, nostalgici fin dal simbolo del vecchio MSI, che fanno del motto “prima l’Italia e gli italiani” il punto focale del programma: propugnano la salvaguardia del made in Italy, della famiglia tradizionale, delle radici nazionali contro l’islamizzazione messa in atto dagli immigrati. Le loro parole d’ordine sono “sicurezza”, “legalità” e “identità”.

Il simbolo della Lega presentato in occasione delle Politiche 2018 (© leganord.org / Matteo Salvini / CC BY-SA 4.0).

Sempre a destra, ma un po’ più a settentrione, nonostante il grande successo riscosso perfino in terra calabrese, si colloca la Lega del rampante e colorito segretario Matteo Salvini. Anche per i padani al primo posto sta la lotta all’immigrazione clandestina, all’islamizzazione, allo Ius Soli, considerato come un regalo spesso immeritato. L’ “invasione” sembra essere la preoccupazione di Matteo Salvini e dei suoi, che si ergono come baluardo dell’identità italiana e cristiana, giurando addirittura sul Vangelo come i presidenti americani fanno sulla Bibbia. Ma non sono soltanto gli immigrati a minacciare la sovranità italiana: un’altra grave minaccia è costituita dall’“Europa delle banche” che ci vuole “schiavi” e a cui la Lega risponde “No, grazie!”. Sul fronte della politica interna, cavallo di battaglia è la lotta alla legge Fornero, sgradita a molti, alla quale si oppone il diritto alla pensione dopo 41 anni di servizio; la “pace fiscale”, infine, prevede una tassa fissa per tutti (famiglie e imprese) al 15%.

Il fulcro dell’asse di centrodestra è occupato da Forza Italia e dal suo intramontabile leader Silvio Berlusconi, che, per evidenti impedimenti giuridici, si defila e propone come premier in pectore Antonio Tajani. Tra gli azzurri l’imperativo vigente è quello della riduzione delle tasse da compensare con un netto taglio alla spesa statale: la cosiddetta flat tax al (probabile) 23% consentirà di ridurre le sacche di elusione ed evasione. Altre proposte sono la cancellazione del bollo e delle imposte sulla prima casa, sulle donazioni e sulle successioni. Per la lotta alla povertà è previsto un aumento delle pensioni minime a 1000 euro per tredici mensilità.

Passando all’altra metà dell’arco costituzionale, il centro sinistra appare frantumato in almeno tre tronconi: il PD a guida renziana, Liberi e Uguali di Pietro Grasso e Potere al Popolo, che riunisce la galassia della sinistra d’ispirazione comunista. A differenza dello schieramento di centro destra che appare, nonostante le divergenze, solido, il centro sinistra è travagliato da un’annosa lotta interna.

L’attuale Segretario del PD Matteo Renzi durante una seduta del Parlamento Europeo nel 2015 (© European Union 2015 – European Parliament / CC BY-NC-ND 2.0)

All’interno del Partito Democratico, Renzi ribadisce i successi di questi cinque anni e rilancia per la nuova legislatura misure atte a sostenere il ceto medio, tra cui la riconferma degli 80 euro netti in busta paga, l’assegno mensile per le famiglie con figli a carico, la riduzione delle aliquote Ires e Iri sul reddito delle piccole e medie imprese. Altro punto di forza del programma è la creazione di nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato, con un occhio di riguardo all’occupazione giovanile e nel Mezzogiorno. Si ribadisce la piena adesione agli ideali europeisti, la difesa dell’ambiente, la valorizzazione del patrimonio culturale italiano. A braccetto con il PD si presenta +Europa di Emma Bonino che porta alto il vessillo dell’europeismo e dei diritti civili: dalla riforma del diritto di famiglia in favore dei matrimoni omosessuali e delle adozioni da parte di genitori gay, ai temi dell’eutanasia, della legalizzazione delle droghe leggere, della riforma carceraria.

Anche Liberi e Uguali – partito guidato da Grasso che riunisce fuoriusciti del PD (su tutti il trio Bersani, D’Alema e Speranza) ed ex-vendoliani, tra cui spicca la presidente della Camera, Laura Boldrini – mette al centro del programma il tema del lavoro, ma prende le distanze dal PD, puntando al superamento del Jobs Act e al ripristino del art. 18, nell’ottica della lotta al precariato e di una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori. Sul piano fiscale si respinge ogni idea di imposta piatta e si prediligono invece imposte più progressive e più eque. All’alleggerimento dell’imposta Irpef che grava soprattutto su redditi e pensioni fa da contraltare l’introduzione a livello europeo della Tobin Tax sulle transazioni finanziarie e la tassazione dei profitti delle grandi multinazionali.

Infine, nella galassia della sinistra, troviamo lo schieramento di Potere al Popolo. Come dice il nome stesso è il popolo ad essere al centro del programma elettorale, popolo inteso come comunità accogliente e solidale. La giustizia sociale, la lotta alle ineguaglianze e allo sfruttamento dei lavoratori sono i temi centrali, a cui si affiancano l’accoglienza dei migranti, la salvaguardia ambientale, la lotta allo sperpero del denaro pubblico e alla corruzione.

Il candidato del M5S Luigi Di Maio al Wired Next Festival 2017, Milano (© Mattia Luigi Nappi / Wikimedia Commons / CC BY-SA 4.0)

Da ultimo il Movimento Cinque Stelle, capitanato da Di Maio, che fa della sua estraneità alle logiche della “vecchia politica” un punto d’onore. La proposta mediaticamente più lampante è quella del reddito di cittadinanza, che secondo i pentastellati risolverebbe ogni problema, garantendo dignità a tutti gli italiani. Marchi di fabbrica del Movimento fin dalle origini, riproposti anche in questa tornata elettorale, sono la lotta contro la corruzione della politica e l’abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti. La permanenza dell’Italia nella zona Euro, da programma, dovrà essere sottoposta a un referendum popolare; come pure dal voto popolare dovrà dipendere l’elezione di presidenti di Camera e Senato. Lascia abbastanza perplessi la proposta di introdurre un’unica rete televisiva pubblica.

Questi, in sintesi gli schieramenti e i punti programmatici più rilevanti. Abbiamo omesso il sottobosco di partiti e movimenti di estrema destra, quali Casapound e Forza Nuova, che bussano alla porta del 3%.

Sembra profilarsi un governo di larghe intese e un ritorno alle urne in autunno con una nuova legge elettorale che preveda un premio di maggioranza tale da consentire la governabilità del Paese. Ma la campagna, intanto, continua a imperversare, i conti si faranno solo a partire da domenica sera.

 

In copertina: il palazzo di Montecitorio a Roma, sede del Parlamento italiano (© LPLT / Wikimedia Commons / CC BY-SA 3.0).

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