Il 18 e il 21 luglio hanno calcato il palco di Rock Sul Serioil duo I’m not a Blonde e il cantautore Scarda. Pequod ha fatto loro alcune domande per scoprire il mondo del rock e l’atmosfera del festival.
Chi sei e cosa suoni?
I’m not a Blonde: «Sono Chiara Castello, voce, loop station e rumoristiche varie di I’m not a Blonde. È molto difficile dare una definizione al nostro genere, ultimamente lo definiamo electro-art-rock».
Scarda: «Sono Nico, in teoria un cantautore, quindi in teoria faccio il cantautorato ma mi piacciono i ritornelli forti, quindi tendo a essere anche abbastanza pop, dove pop non significa “musica leggera”, significa Pop».
Cosa è il rock?
Scarda: «Ecco, ricollegandomi, certo Rock può definirsi Pop, ma resta Rock, tipo gli Oasis o tipo il fatto che in una certa epoca, di FATTO, il pop erano i Led Zeppelin ecc. In generale è un’attitudine, in generale c’è una chitarra elettrica in mezzo, in pratica può essere di tutto… Anche gli U2».
I’m not a Blonde: «Il rock è principalmente un’attitudine energetica, sia nel modo di scrivere che nel modo di suonare. Oltre che un sound è qualcosa di intenso, un’attitudine di pancia, emozionale».
Come si trasforma il rock a un festival?
I’m not a Blonde: «Esattamente in questo tipo di energia, che ai festival non coinvolge solo chi sta sul palco ma diventa mutuo scambio con chi ascolta e restituisce energia a chi sta suonando. O almeno, così ci piacerebbe che fosse sempre. È proprio questa la magia che può succedere ai festival, un rock in questo senso, denso di questa materia. Si sente l’entusiasmo e il calore, sensazioni fortemente palpabile sia dalle band che dal pubblico».
Scarda: « Chiamando a suonare gente che piaccia ai giovani e abbia carisma sul palco».
Perché Rock Sul Serio?
Scarda: «Perché chiamano a suonare gente che piace ai giovani e che ha carisma sul palco».
I’m not a Blonde: «Sul serio proprio rispetto a sposare una causa, a metterci tutto questo tipo di energia e di non risparmiarsi.
Quando abbiamo vinto “Musica da bere” tre anni fa, nella giuria c’erano anche ragazzi di Rock sul Serio, e lì ci siamo innamorati. Finalmente abbiamo avuto l’occasione per suonare “sul Serio”».
Hai comprato un cactus?
I’m not a Blonde: «Ne ho talmente tanti e stanno figliando, più che comprarlo potrei regalarne io!».
Scarda: «Sto facendo l’intervista nel backstage. Finisco di fare il check e vado a comprarlo».
In copertina: I’m not a Blonde sul palco di Rock Sul Serio [ph. Monelle Chiti].
Un’energia e una carica travolgente si sono propagate dagli strumenti e dalla voce dei Folkstone, investendo il pubblico sottostante.
Nessuno di quelli che erano sotto il palco è rimasto impassibile: da chi si è lanciato nella ressa, a chi è rimasto ai margini della folla; dal ragazzino con la birra al sessantenne che aveva appena terminato la sua sacrosanta porzione di casoncelli ognuno ha partecipato, a modo suo, a un’esibizione trascinante e coinvolgente.
L’unico rammarico: che non sia potuto andare avanti tutta la notte, che come quando esplode una stella, quello che resta alla fine è un vuoto, come la sensazione che manchi qualcosa a riempire il buio.
Amanti della musica folk, tenetevi pronti. Sabato 14 luglio 2018 partirà “Back to the farm”, un festival interamente dedicato alla particolare sonorità americana dell’Old-Time Music presso il locale Alberodonte di Rodengo Saiano, in provincia di Brescia.
Non vedevamo l'ora di poter condividere con voi il nostro video promozionale di cui andiamo veramente fieri! ???Grazie di cuore al nostro Daniele Chiari per le splendide riprese e grazie ai mitici Jim and Jennie & the Pinetops per averci permesso di usare il loro bellissimo brano "Cider Press"! <3ps: ascoltare al massimo volume!!!ORA CONDIVIDIAMO COME NON CI FOSSE UN DOMANI!! ?
Alisocia, liutaio e musicista di banjos, violino Fiddle e dulcimer, e Andrea Zampatti, fotografato naturalista e suonatore di banjos per passione, sono gli organizzatori del primo festival di musica Old-Time in Italia. Appena rispondono alla telefonata per questa intervista e iniziano a raccontarmi cosa significa per loro Old-Time Music, ho iniziato subito a immaginarmeli seduti in riva al fiume, durante una soleggiata pigra domenica d’estate, in un quadretto perfettamente calzante alle sonorità musicali del loro Festival.
Ma “Back To the Farm” non è solamente una scaletta di gruppi musicali… ce lo raccontano oggi, su Pequod, i due organizzatori.
Cosa è “Back to the Farm” e come si svolgerà la giornata?
“Back to the Farm” è un festival musicale di una sola giornata estiva. Inizierà alle 14:00 del 14 luglio all’Alberodonte e finirà… quando ci sbatteranno fuori dal locale! Il programma proposto andrà a toccare non solo le sonorità dell’Old-Time Music, ma tutti i retaggi culturali che la circondano e proprio per questo abbiamo deciso di organizzare alcuni workshop sugli strumenti tradizionali di questa particolare musica e sulla Square Dance, un tradizionale ballo di gruppo. Ma non solo! Durante l’arco della giornata, numerosi artigiani lavoreranno il legno per mostrare le loro maestrie di intagliatori e insegnare come si costruisce un cucchiaio di legno.
Tutto molto bello. Ma che cosa è l’Old-Time Music, nello specifico?
L’Old-Time Music nasce come stile musicale negli Stati Uniti d’America verso la fine della guerra di Secessione. In italiano, potremmo tradurla come “Musica dei vecchi tempi” e difatti, viene suonata su suolo americano fino agli anni ’20.
È una musica che nasce dall’incontro forzato di diverse culture: da una parte, gli abitanti delle isole britanniche, come colonizzatori, e dall’altra gli schiavi neri che dalle coste africane venivano venduti come schiavi sulle coste degli Stati Uniti d’America. Musicalmente parlando, i neri hanno portato con sè l’antenato del banjo, mentre i bianchi la melodia. L’Old-Time Music è insomma l’espressione di questo incontro, nei secoli adattatosi alle esigenze dei suoi suonatori, e che mai ha smesso di arricchirsi attraverso la cultura di chi la suona.
E come è arrivata in Italia?
In Italia, l’Old-Time Music è arrivata dopo la seconda guerra mondiale, mentre ha avuto il suo boom durante gli anni ’70, all’epoca dell’amore per il folk. Basta pensare a Bob Dylan o il successo di Francesco Guccini di quegli anni. Esistevano inoltre alcune riviste dedicate proprio a questa tematica. Poi è arrivato Internet e le soronità di sono ulteriormente espanse.
La band “Rough Barking”, con i fondatori del Festival. Da sinistra a destra: Valerio Pennati, Andrea Zampatti e Alioscia.
Ritornando in fattoria, vi chiedo: quali esigenze vi hanno portato a creare questo Festival?
Prima di tutto, la passione per l’Old-Time Music, un genere musicale ancora poco conosciuto in Europa e in Italia. Abbiamo notato come a molte persone piaccia oggigiorno la musica folk americana, ma pochi riescono a riconoscere la specificità musicale dell’Old-Time Music. Noi vogliamo dunque divulgare il più possibile questo genere musicale, aiutando nuovi orecchi a riconoscerlo e, al contempo, creando un luogo di ritrovo per i fan più affezionati. In Italia, difatti, tra noi appassionati è quasi impossibile incontrarsi perché non esistono ancora concerti… ma tranquilli, da quest’anno in poi ci pensiamo noi!
È stato difficile organizzare “Back to the farm”?
Come dicevamo, Internet ha ricoperto un ruolo fondamentale per la diffusione della musica. Nell’organizzazione del Festival, ci ha inoltre permesso di metterci in contatto con gruppi internazionali. È stato difficile trovare i puristi dell’Old-Time Music, in alcuni casi abbiamo dovuto chiedere ai gruppi di limitare il proprio repertorio alla proposta musicale del nostro Festival.
Anche il passaparola, però, è stato fondamentale! Gli amici Michele Dal Lago e Alberto Rota, ad esempio, verranno a fare un intervento musicale per ripassare la storia dell’Old-Time Music. Non solo Italia, però: usciamo dai confini, dando una sfumatura internazionale al festival assieme al gruppo “Three Cent String Band”, che ci ha contattato dopo aver sentito parlare di noi e del progetto musicale. Rivelatosi totalmente all’altezza del festival e delle nostre aspettative, li abbiamo invitati a esibirsi da noi.
A questo punto, una curiostà scaturisce spontanea. Come vi è saltato in mente di proporre un festival di Old-Time Music a Brescia?
I fratelli Montini che gestiscono il suggestivo Alberodonte non solo sono nostri amici di vecchia data, ma gestiscono una location perfetta per il nostro festival. La cascina del locale richiama l’atmosfera descritta nelle canzoni dell’Old-Time Music, sonorità che richiamano alla mente le montagne e la vita rurale che oggigiorno sembra essere dimenticata. Non potevamo proprio chiedere di meglio!
I fratelli Arianna, Simone, Vita e Bruno (ovvero i fratelli Montini, n.d.r.) sono soliti vederci finire le serate al loro locale con violino, banjo e birra in mano… a forza di sentirci, ci hanno dato fiducia e per questo noi li vogliamo oggi ringraziare. Forse gli abbiamo anche rotto un po’ le p***e.
La band “Three Cent String Band”.
Si sente come siete appassionati di questo genere! Ma, in poche parole, cosa significa “Old-Time Music” per voi?
Divertimento fatto a ritmo. La bellezza di questa musica è che non cerca raffinati virtuosismi, l’anima dell’Old-Time Music si trova nella melodia, nella riproduzione di suoni arcaici che fanno riaffiorare ricordi lontani.
È una musica semplice, sia nell’ascolto che nella suonata. Una musica d’istinto, di pancia, che ti permette di lasciarti andare con la gente che incontri per strada, lungo un cammino.
Dopo il 14 luglio, cosa dobbiamo aspettarci? Sentiremo ancora parlare di “Back to the farm”?
“Back to the farm” è nato come festival e come ogni festival che si rispetti ci aspettiamo di organizzarlo ogni anno a seguire! Questa è la prima edizione e speriamo di vedere tanta gente arrivare bella carica. Speriamo anche di rafforzare il passaparola e che possa andare oltre le Alpi, diventando internazionale. Se così fosse, possiamo anche sperare di aumentare i giorni, per poter proporre le numerose ricchezze di questa sonorità folk.
E per finire, con “Back to the farm” vorremmo anche sfatare il mito degli italiani poco curiosi e col culo pesante: venite all’Alberodonte per conoscere un nuovo stile musicale!
Bologna. E’ una calda serata estiva in una delle più belle piazze d’Italia. Un mormorio diffuso si solleva dall’enorme folla che occupa Piazza Maggiore. C’è gente di tutti i tipi: famiglie, anziani, giovani e studenti, bambini, turisti, ecc..
No, non è una manifestazione di protesta, ma una manifestazione d’amore. Amore per il cinema.
Il contesto è suggestivo, non si potrebbe immaginare una cornice migliore. Anzi, la cornice più bella è lì, presente, una cornice, nata ormai 120 anni fa, che fa quasi rabbrividire la gigantesca facciata incompiuta dell’antica Basilica di San Petronio che gli sta di fronte. E’ l’enorme schermo cinematografico, uno dei più grandi d’Europa, che da ormai 29 edizioni accompagna le estati bolognesi.
Signore e signori, cinefili di tutto il mondo, accorrete! E’ tempo del cinema sotto le stelle, che ci permette di rivivere in questa atmosfera i capolavori restaurati dalla Cineteca di Bologna, riconosciuta a livello internazionale per i suoi eccellenti lavori di restauro. Venite, Sotto le Stelle del Cinema!
“52 sere d’estate nel ‘cinema’ più bello del mondo”. La serata d’apertura, domenica 21 giugno, è stata un omaggio a Sergio Leone e ha visto la proiezione di quel capolavoro che è Per un pugno di dollari. Ma non temete! Avete tempo fino al 15 agosto quando la rassegna si concluderà con la proiezione di Amici Miei di Monicelli in onore dei 40 anni dalla realizzazione del film. Tutte le sere alle 21.45 la folla si azzittisce per un palinsesto che vedrà come protagonisti Mario Monicelli, Orson Welles e Ingrid Bergman, nati tutti e tre esattamente cento anni fa, nel 1915. E se ancora non vi basta ecco qui una carrellata di titoli: 2001: Odissea nello Spazio, Rocco e i suoi fratelli, Paisà, Quarto Potere, Notorious – L’amante perduta, Il processo, La Grande Guerra, Nuovo Cinema Paradiso (la cui versione restaurata sarà presentata dallo stesso Giuseppe Tornatore), solo per citarne alcuni, accompagnati anche da “classici moderni” come Gravity, Dallas Buyers Club, American Hustle e Grand Budapest Hotel.
Lo so, vedere questi titoli così, tutti insieme, farebbe tremare le gambe a qualsiasi cinefilo. Ah, forse ho tralasciato un particolare di non poca importanza: il tutto è assolutamente gratuito, un regalo che ogni anno la Cineteca fa alla città di Bologna.
Quindi? Che ne dite? Ritaglierete uno spazietto nella vostra estate per il cinema più bello del mondo?
Qui il programma completo con tutte le informazioni del caso:Cineteca di Bologna
Da trentatré anni a questa parte, la vita cittadina della piccola Bergamo si anima per una settimana, nel mese di marzo, ruotando attorno all’austera Piazza della Libertà. Stiamo parlando del Bergamo Film Meeting, una rassegna cinematografica che negli ultimi anni sta diventando uno degli eventi più importanti del genere in tutta la penisola, e non solo.
Pequod ha fatto un giro al festival, e ha trovato qualcosa di molto interessante, che non riguarda esattamente il cinema, ma ne è il completamento perfetto. Al centro della piazza si erge infatti l’Elav Igloo – Meeting Point, una tensostruttura a forma di igloo di 200 metri quadrati, una confortevole area relax dove attendere la proiezione successiva e scambiare quattro chiacchiere. Non solo: nell’igloo è possibile degustare sfiziose prelibatezze accompagnate dalla famigerata birra artigianale del birrificio indipendente ELAV. A completare l’opera, l’Igloo ospita concerti ed incontri con gli autori, diventando un vero e proprio punto di riferimento per il Bergamo Film Meeting.
Abbiamo chiesto qualcosa di più ai responsabili del Meeting Point.
Qual è il ruolo della musica al Bergamo Film Meeting? Cosa sta alla base dell’idea dell’Igloo e qual è il suo legame con il BFM (Bergamo Film Meeting)?
La musica è un evento collaterale, alla fine rimane comunque sempre il cinema come protagonista, però dato che c’è la possibilità di avere questo spazio per il pre e post festival, abbiamo deciso di arricchirlo con una programmazione musicale che vada ad accompagnare poi tutti gli eventi del BFM. Gli eventi musicali, così come tutto ciò che avviene nella bolla – ndr., l’igloo – è gestita dal Birrificio ELAV, quindi è legato agli eventi del BFM, certo, ma non direttamente.
Parliamo un po’ del mood, dell’atmosfera che si è voluta ricreare con la scelta di questi gruppi.
Dato che si tratta di eventi all’interno di un film festival, bisogna cercare di rimanere su un determinato target e allo stesso tempo poter presentare dei generi più differenti possibili. Inoltre, negli ultimi anni abbiamo visto che il pubblico è sì composto da quelli che vanno al film meeting, ovviamente, ma anche da gente che viene apposta per la programmazione musicale dell’Igloo. Anche perché quando noi facciamo i concerti spesso ci sono le proiezioni, quindi il pubblico del BFM è in sala. Per questo motivo cerchiamo di offrire dei concerti il più variegati possibili. Si va dall’elettronica, alla musica cantautoriale, alla musica popolare brasiliana, al tango, al reggae, cercando di soddisfare un po’ tutte le persone che frequentano questo posto, che non sono solo i fruitori del film festival.
L’interno dell’Igloo – foto del Birrificio ELAV
Il pubblico è spesso necessariamente diverso da quello dei film. Ma se invece si pensa all’igloo come ad una compensazione dei film, quale potrebbe essere il modo migliore, per uno che va a vedere i film, di sfruttare l’igloo? Quale sarebbe la combinazione perfetta?
Innanzitutto, nell’Igloo si tengono gli incontri coi registi, illustratori e tutti gli altri ospiti del festival. Poi, nonostante l’orario di punta della bolla, ovvero la sera, coincida con le proiezioni più frequentate del BFM, anche i fruitori del festival possono godersi appieno lo spazio dell’Igloo. Ad esempio, quando finisce un film arrivano ondate di gente desiderosa di mangiare, bere una buona birra e scambiarsi opinioni sui film. Se poi c’è della musica di sottofondo tanto meglio! Diciamo che la bolla è un po’ il nucleo del film festival. AL CINEMA NON SI PARLA, SI PARLA ALL’IGLOO!
Un riassunto delle motivazioni per cui una capatina all’Igloo è irrinunciabile.
È una figata, perché alla fine è un evento grandissimo, in pieno centro, che soddisfa gli amanti del cinema ma anche gli amanti della musica e gli amanti della birra. Insomma, è il modo migliore per iniziare la stagione delle feste primaverili.