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Propagazione di bellezza per sconfiggere logori sistemi

Propagazione nasce nell’ottobre 2017 e rientra nel progetto del Bandito dei Banditi, una sorta di bando che va a supportare nuovi progetti condivisi e nuove idee da realizzare, all’interno del centro sociale autogestito Pacì Paciana. Ho parlato con Francesco, una delle menti di Propagazione, in procinto di laurearsi in media design e arte multimediale in: «un collettivo, una sorta di laboratorio di comunicazione che comprende la grafica, la serigrafia e sperimentazioni di vario genere: l’idea è proprio quella di conoscere i vecchi modi di comunicare per costruirne di nuovi. Non necessariamente i progetti che realizziamo rimangono ancorati alle attività del centro sociale e non solo legate a tutta la sfera politica. Comprendono, per esempio, aziende o piccole attività no profit, associazioni, ecc.. Comunicazione etica è quello che vogliamo fare, mantenendo di base messaggi di antifascismo, quindi antirazzismo, antisessismo e anticapitalismo». Uno dei motivi più forti che lo spinsero a creare questo laboratorio di comunicazione è il fatto che, essendo parte di un movimento schierato politicamente, Francesco si rese conto della necessità di rinnovare i linguaggi comunicativi, su tutti i punti di vista.

«La grande ispirazione che ho avuto è stata data da Ferro Piludu, graphic designer anarchico: colui che progettò la “A” di Anarchia tipografica e mise insieme, nel periodo degli anni di piombo, un gruppo di creativi che si occupavano specificatamente di progettare una grafica e una comunicazione che fosse densa di contenuti e iper-leggibile. Prima di lui, la scuola del Bauhaus costruita su basi socialiste della cultura, della conoscenza delle arti in generale, ma anche molto della grafica che hanno costruito le basi di quella che è la comunicazione oggi e di tutte le tecniche di comunicazione di cui adesso siamo circondati e abituati a vedere».

Il lavoro del “comunicatore” è molto pensante e richiede molte ore, sia di progettazione sia di elaborazione del prodotto. Spesso e volentieri capita che si debba chiedere un compenso, che sicuramente non è paragonabile a quelli del mercato di una grande azienda né tanto meno al favore chiesto da un amico. Un servizio popolare che tenta di essere professionale è quello che spera di essere Propagazione.

Continua Francesco: «Il gruppo al momento è composto da un numero variabile di partecipanti: dalle cinque alle dieci persone, questo in base alle attività che svolgiamo, ognuno ci mette il tempo che vuole. Per la maggior parte sono studenti con competenze di vario genere. Dal punto di vista tecnico il gruppo non è ancora in grado di elaborare progetti che abbiano un impegno superiore al corto/medio termine; c’è bisogno di tanto tempo, non ci sono ancora abbastanza energie per poterlo fare». Non ci sono professionisti né persone politicamente formate. Partecipanti totalmente estranei a questo tipo di ambiente, con Propagazione, trovano il luogo dove migliorare i propri linguaggi, apprendere qualità nuove dando una grossa spinta alle potenzialità di ognuno.

Ho chiesto a Francesco di spiegarmi come si può fare politica con le immagini: «La vera risposta a questa domanda è “Come si fa a non farlo?!” Purtroppo, siamo arrivati a un periodo in cui la comunicazione visiva e verbale è talmente invasiva che riuscire a far passare messaggi complicati, come quelli politici, ti mette di fronte a delle difficoltà non indifferenti. Esse hanno a che fare molto con la creatività, la capacità di sintesi e la costruzione del messaggio. Per esempio, una campagna politica è composta da varie fasi, ciò significa che si ha a che fare con una storia da raccontare che al suo interno ha dei contenuti. Per narrarli, ogni singolo passaggio deve essere costruito per fare in modo che passi esattamente uno specifico messaggio. Penso che Propagazione sia politica anche quando organizziamo corsi gratuiti di grafica o quando produciamo poster per mobilitazioni. È un gruppo aperto a tutti coloro che abbiano voglia di fare in questo senso, a prescindere dal colore, dalle preferenze sessuali e dal loro grado di professionalità. Per quanto mi riguarda potrebbe venirci anche un bambino e anche il suo contributo sarebbe prezioso. Portare questo tipo di dinamiche all’interno della società fa in modo che si crei un’alternativa virtuosa che secondo me è l’unico modo sensato per fare politica oggi».

L’opposto di Propagazione? È lo standard. Parliamo di CasaPound: «È un’organizzazione che a livello grafico ha delle locandine, loghi ,immagini coordinate di alta qualità. Questo perché alle spalle hanno un’agenzia, pagata fior di soldi, che si occupa della comunicazione del partito». Continua Francesco: «uno dei grandi motivi per cui la Lega di Salvini ha vinto, è proprio perché hanno puntato tutto su un discorso di costruzione comunicativa di un certo tipo. Non è grafica ma è progettazione di comunicazione, di social network, di costruzione del consenso e di propaganda. Salvini non ha mai iniziato a fare politica, ha puntato tutto sulla propaganda populista.

Combattere questi meccanismi è difficile ma penso che l’unico modo per poterli sconfiggere è con la bellezza, che non è semplicemente l’oggetto d’arte ma lo stesso oggetto d’arte costruito su un contenuto specifico, un messaggio che sia esattamente all’opposto.

Propagazione vuole costruire con la creatività un messaggio che combatte un messaggio di standardizzazione, omologazione e convincimento delle masse. A me non interessa convincere le masse: a me interessa mostrare alla società, alle persone che ho attorno che con la creatività, con il mettersi in gioco è possibile costruire una società migliore.

Dare l’opportunità alle persone di avere a che fare con creatività, conoscenza e coscienza politica, secondo me è il grimaldello per poter scoperchiare questa macchina di propaganda».

BOLO Paper: quando l’editoria incontra la grafica e il design

Questa settimana Pequod vi porta alla scoperta di BOLO Paper, una realtà editoriale molto particolare e ricercata, che si occupa di fotografia, design, grafica e promozione di nuovi talenti.

I loro prodotti sono non convenzionali: libri in vari formati, illustrazioni, cartoline, collages, newspaper, etc.

Ci siamo fatti spiegare da Marco Nicotra, Independent Publisher e Graphic Designer, di cosa si occupano.

Che cosa è e cosa vuol dire BOLO Paper?

«BOLO, che solitamente è inteso come quel miscuglio che si ha in bocca masticando, rappresenta per noi una metafora creativa secondo la quale ogni nostra pubblicazione è un mix – apparentemente inappropriato – di immagini che erano originariamente destinate ad altri contesti e che, unite ad altre altrettanto fuori luogo, creano spesso un effetto di straniamento negli occhi di chi guarda.

Il perchè di Paper è facilmente intuibile, poiché è la carta il materiale che utilizziamo per produrre le nostre pubblicazioni, quindi la materia prima che è protagonista. Un medium dato quasi per scontato, ma che scontato non è: se non fosse esistita la carta non sarebbe esistito nemmeno il progetto, perlomeno non nella conformazione che ha oggi».

Ultimamente la stampa ha iniziato a parlare di voi: quella nazionale per la vostra partecipazione all’Elav Indie Fest; quella internazionale per alcune vostre pubblicazioni, come quella di Candidates di Pascal Felloneau. Voi ritenete che sia necessario affermarsi prima a livello nazionale o a livello internazionale? O provare contemporaneamente su entrambi i fronti?

«Non riteniamo che sia importante affermarsi. L’importante per noi è fare quello che ci diverte nel tempo che ci è stato dato a disposizione, e questo progetto ne è la celebrazione massima e continua da quasi 5 anni. Il tipo di prodotto che realizziamo era inizialmente più appetibile all’estero, ma ultimamente le cose si sono un po’ ribaltate, sebbene continuiamo a frequentare fiere ed eventi legati all’editoria indipendente sia in Italia che fuori, senza alcuna preferenza».

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Il vostro modo di fare editoria è strettamente legalo alla grafica, al design e all’arte, che sono anche l’oggetto del vostro lavoro. Perché avete deciso di sviluppare un progetto editoriale in un campo così interessante, ma allo stesso tempo così complesso?

«La grafica, che in questi progetti a volte molto autoreferenziali si tinge di un aspetto più artistico, è semplicemente il metodo, la tecnica che abbiamo approfondito negli anni, tra università e interesse personale, per esprimere un desiderio creativo spesso inespresso nella quotidianità lavorativa dell’ufficio. Il progetto ci è servito come valvola di sfogo per poter fare autonomamente delle cose che ci piacessero, senza limiti di alcun tipo, dove fossimo finalmente noi ad avere l’ultima parola».

Recentemente avete anche lanciato il servizio BOLO LAB, per selezionare dei progetti validi perché «Possano trovare una forma cartacea, per seguirne la finalizzazione, la stampa a prezzi calmierati, ed infine per dare un aiuto nella promozione». In cosa consiste questo servizio nello specifico? Quali sono i criteri di selezione?

«BOLO Lab è un servizio nato per far fronte alla crescente richiesta da parte di illustratori, fotografi o artisti che hanno per le mani progetti molto interessanti, ma che non conoscono tutti gli step per autoprodurre una pubblicazione che li rappresenti, ed è proprio questo che facciamo, seguiamo l’autore: dal concept iniziale al layouting della pubblicazione, dalla stampa alla distribuzione. Le modalità dipendono da persona a persona e il criterio di selezione è legato a quanto il progetto proposto sia vicino al nostro mondo, a quanto quindi ci interessi rappresentarlo».

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Non ci resta che invitarvi a dare un’occhiata al loro sito, per vedere come la grafica, l’editoria, la fotografia e il design possano fondersi in qualcosa di veramente unico e nuovo!

Oltre i confini delle mappe: Geopoliticalatlas

Pochi mesi fa, Henry Kissinger, uno dei più influenti, quotati, discussi, nonché esperienti (l’atto di nascita è datato 1923) analisti di politica americani ha lanciato un’invettiva contro chi tenderebbe a negare dignità allo studio della storia e della geografia, sostenendo che tali discipline sarebbero di fondamentale importanza nella creazione di coscienze nazionali e politiche nella mente di tutti i cittadini. In questi termini le affermazioni di Kissinger possono risultare un po’ stantie e altrettanto sicuramente, orde di studenti potrebbero maledirle, forti di ore passate sui libri non sempre in maniera redditizia e con una forte tensione al sonno.

C’è chi, però, condivide la necessità di un approfondimento in questi termini, al punto da provare a farne una vera e propria professione. Si tratta di un gruppo di ragazzi neolaureati presso la facoltà di Lingue e Letterature straniere presso la sede di Brescia dell’Università Cattolica, che, nel settembre del 2014, hanno accolto l’appello del professor Goldkorn e “in forma completamente paritaria” hanno fondato geopoliticalatlas.org.

Davide Calzoni è uno dei fondatori di questo progetto e spiega: “l’idea di fondo prevedeva la creazione di un atlante geopolitico mondiale che potesse essere pubblicato su carta stampata, un giorno. Purtroppo, l’editoria sa essere crudele e quelle poche speranze che avevamo, sono presto venute meno, ma il progetto era ormai parzialmente in piedi e ci interessava troppo per lasciarlo cadere così”

Analisi geopolitica, quindi. Ma di cosa si tratta precisamente? “Fare analisi geopolitica significa fondamentalmente trovare quel nesso tra due o più aspetti, spesso staccati, che spieghi le cause o le conseguenze di un determinato contesto o di una situazione. In altre parole potremmo dire che si tratta di saper leggere tra le righe di due o più situazioni”syria_and_iraq_main_ethnic_and_religious_groups-300x188

La particolarità di questo progetto sta nella forma. Le analisi proposte sono presentate esclusivamente sotto forma di mappa tematica, senza alcun accompagnamento verbale. “La mappa ci permette di analizzare sia aspetti macro che microscopici. Sta nell’abilità (e nell’esperienza) dell’analista/cartografo riuscire a trovare le giuste soluzioni grafiche che permettano di rendere alla stessa maniera sia situazioni di grande che di piccola portata” spiega Davide. Il fattore dell’esperienza è fondamentale e infatti l’unica eccezione alla parità ed autonomia redazionale è concessa al professor Goldkorn, che avendo più esperienza, viene consultato per consigli e pareri; il suo è un ruolo da vero e proprio mentore.

Riprendendo l’introduzione, Davide si trova perfettamente d’accordo con il vecchio Henry: “Le conoscenze che un’analista si porta dietro sono fondamentali per saper andare al di là del semplice dato e intravedere connessioni non evidenti. Questo rappresenta un punto di forza dell’analista, ma è al contempo un suo grande cruccio.”Grexit_implications_on_european_countries-300x227

Ma come si fa, in soldoni, un’analisi geopolitica solo tramite mappe? “Il punto di partenza è sempre un tema, un’idea, una tesi che l’attualità geopolitica o un committente propone. Su quella, viene tracciata una sorta di scaletta che cerchi di comprendere gli aspetti (di diversa natura: geografica, politica, sociologica, demografica, religiosa, …) più rilevanti relativi ad una determinata situazione. Poi si passa alla ricerca dati: per un analista sapere come e dove andare a trovare dati affidabili su cui basare un analisi è fondamentale e si tratta di un aspetto che si affina con la pratica. Una volta raccolti tutti i dati ritenuti importanti relativi ad una situazione, bisogna stilare l’analisi vera e propria, partire cioè da una tesi, argomentarla e fornire delle conclusioni. Una volta fatta l’analisi, si passa alla creazione della mappa, che, come detto prima, deve sintetizzare quanto più possibile dati, elementi e concetti su un’immagine.” Chiediamo a Davide quale sia il discrimine per stabilire la bontà di una fonte e come ogni buon analista resta un po’ vago, custodendo il preziosissimo segreto: “saper distinguere una fonte affidabile da una non affidabile non è affatto semplice. In linea di massima, comunque, vengono considerati dati “buoni” quelli provenienti da database di organizzazioni internazionali e centri di ricerca riconosciuti internazionalmente per il loro lavoro. I report che questi scrivono sono il pane quotidiano per un analista e ci basiamo fondamentalmente su quelli. Altre buone fonti sono giornali internazionali che godano di una certa reputazione e che controllano le loro fonti”.the_quality_of_FDI_in_africa-300x198

Come moltissimi progetti editoriali, anche geopoliticalatlas.org, per ora, vive e si nutre della sola passione dei suoi creatori: “la passione è fondamentale. Soprattutto perché siamo consci che, almeno per gli inizi, questa attività non ci potrà dare sostentamento. Noi siamo convinti della bontà del nostro lavoro e che giornali, riviste, centri di ricerca e organizzazioni arrivino un giorno a comprendere quanto è importante sviluppare graficamente, oltre che al solo livello scritto, un’analisi di un fenomeno. La nostra speranza è che, una volta accumulata un’expertise sufficiente, potremo presentarci dai nostri committenti col peso adeguato per far valere il valore del nostro lavoro.” conclude Davide.

In copertina, fotografia di Edoardo Borgiani

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